Agostino Marco D’Antonio è nato a Nuoro il 18 giugno 1992. Inizia ad approcciarsi al cinema girando dei cortometraggi amatoriali e poi studia alla SNCI (Scuola Nazionale di cinema indipendente) di Firenze per due anni (dal 2012 al 2014). Inizia la sua carriera professionale nei set cinematografici come assistente alla regia ma, spinto dalla necessità di perfezionare la sua tecnica fotografica, continua la sua carriera professionale nel reparto fotografia fino al 2020, a Roma e Bologna. Continua tuttavia a dirigere cortometraggi e a studiare sceneggiatura e regia presso la scuola Tracce di Roma (2015) e la scuola Rosencrantz e Guildenstern di Bologna (dal 2016 al 2018). Dal 2020 a oggi si dedica esclusivamente alla regia. ‘Il dito e la luna’ è il suo primo lungometraggio, avviato con un auto-produzione e in seguito portato avanti grazie al premio del concorso AViSa
(Antropologia Visuale in Sardegna), promosso dall’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico).
Nato a Sassari, Alberto Capitta è attore, regista e autore di testi teatrali ed è fondatore, insieme a Elda Broccardo, di Ariele Laboratorio. Ha esordito come romanziere con “Il cielo nevica” (Guaraldi 1999) seguito da “Creaturine” (Il Maestrale 2004 e Il Maestrale / Frassinelli 2005; tradotto in Francia), l’opera gli vale un posto di finalista al Premio Strega. Nel 2006 gli viene assegnato il premio “Lo Straniero”, la rivista fondata e diretta da Goffredo Fofi, per essere, tra l’altro, “uno dei più interessanti tra gli scrittori di una straordinaria fioritura sarda” (Nuova letteratura sarda). Nel 2007 Il Maestrale ha ripubblicato il romanzo d’esordio “Il cielo nevica“ (Guaraldi, 1999). Del 2008 è il romanzo “Il giardino non esiste”, sempre per Il Maestrale. Ha curato il volume “Evasioni d’inchiostro” (Voltalacarta Editrici, 2012), racconti, favole e poesie dal carcere di Badu ‘e Carros di Nuoro. Collabora con quotidiani (La Nuova Sardegna) e riviste (Lo Straniero, Gli Asini) e svolge attività didattico-teatrale nelle scuole. Il suo quarto romanzo “Alberi erranti e naufraghi” si aggiudica il Premio Brancati per la narrativa nel settembre 2013 e il Premio Letterario Città di Osilo. È stato proclamato Libro dell’Anno 2013 dai lettori della trasmissione di RadioRai 3 Fahrenheit. Il suo romanzo “L’ultima trasfigurazione di Ferdinand” è stato pubblicato nell’ottobre 2016, sempre per Il Maestrale di Nuoro ed è finalista al Premio Dessì 2017. Nell’ottobre 2023 con l’editore Il Maestrale di Nuoro pubblica il suo sesto romanzo “La tesina di S.V.” e contemporaneamente gli viene attribuito il Premio Angioni alla Carriera 2023 con la motivazione “(…) personalità straordinaria e tra le più rilevanti della narrativa e del teatro isolano e italiano, Capitta è stato capace di coniugare etica ed estetica della sua poetica, annoverata fra le più alte della Nuova Letteratura sarda”.
Alessandro Cauli
È nato a Terralba lo stesso giorno dell’uscita dell’album di debutto dei Ramones. Opera da circa vent’anni nel mondo del volontariato culturale sia in associazioni locali che in altre sparse per tutta l’isola Nel 2020 ha ideato assieme a Chine Vaganti il volume “Cagliari 1970. Tracce oltre la leggenda” (Catartica edizioni). Dal 2023 è redattore per “Sa Scena”. Lavora come bibliotecario in giro per la Sardegna.
Inizia il suo percorso musicale nel 1983 con i Moda, con i quali realizza tre album: “Bandiera”, “Canto pagano” e “Senza rumore” (prodotti da IRA). Quando nel 1989 i Moda si sciolgono, Chimenti inizia la carriera da solista: nel 1992 realizza il suo primo album “La maschera del Corvo Nero” insieme a Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli. Con essi e Antonio Aiazzi dei Litfiba, collabora poi creando la colonna sonora dello spettacolo teatrale Chaka. L’opera viene pubblicata su cd. Successivamente, Andrea dà il proprio contributo a una compilation dedicata a Rino Gaetano con il brano “Escluso il cane”. Nel 1996 dà vita al suo secondo lavoro “L’albero pazzo”, pubblicato dal Consorzio produttori indipendenti.
In un brano dell’album, Chimenti duetta con David Sylvian, compositore d’avanguardia inglese che fu, tra l’altro frontman della band Japan. Appare nel film Sono pazzo di Iris Blond di Carlo Verdone cantando il brano “Black Hole” e collabora al CD tributo ad Ivano Fossati con “Una notte in Italia”. Nel 1997 “Qohelet”, in collaborazione con l’attore Fernando Maraghini e nel 1998 con lo stesso Maraghini e con Maria Erica Pacileo fonda l’etichetta discografica La via dei canti e nello stesso anno esce Il cantico dei cantici, dove l’attrice Anita Laurenzi, sulle musiche di Andrea, legge l’omonimo testo biblico.
Nel 2000 debutta con lo spettacolo “Il porto sepolto” e partecipa allo spettacolo ebraico “Mazal Tov” della compagnia di “Terra di danza”. Nel 2004 collabora nel cd di Gianni Maroccolo “A.C.A.U. La nostra meraviglia” cantando il brano Una prima volta, scritto con lo stesso Maroccolo e a ottobre dello stesso anno esce “Vietato morire” realizzato con Massimo Fantoni e Matteo Buzzanca.
Nell’ottobre 2005 esce il DVD “Vietato morire – Note per un film documentario”, che contiene il film sulla preparazione del disco e del video de “La cattiva amante”, interviste, backstage, videoclip, gallerie fotografiche, storyboard. Nel dicembre 2005 è uscita la raccolta “Voci di fiumi”, in cui dodici autori si confrontano attraverso la scrittura con l’idea di fiume in tutte le sue forme, tra questi Andrea Chimenti con il racconto “Il fiume perduto”. Nell’ottobre 2008 compare nel disco “Randagi da un cuore enorme”, riedizione del disco “Randagi” degli italiani Malfunk, dove canta il brano “Lo giuro”. Nello stesso anno esce ChimentidanzaSilenda, un cofanetto che racchiude un dvd con 14 brani danzati dalla compagnia Silenda per la regia di F. Maraghini e M. E. Pacileo e la stessa versione audio su cd con brani dagli anni Ottanta a oggi. Nel 2010 esce il disco “Tempesta di fiori” a 5 anni dal precedente album.
Nel marzo 2014 incide con The Alpha States una versione di un classico di David Bowie, Ashes to Ashes. Il videoclip del brano è uscito nel novembre 2014.
Nel maggio 2014 esce il documentario Ungaretti sul Carso per Rai 3, per il quale cura anche le musiche.
Sempre a maggio 2014 esce Yuri, un romanzo edito dalla casa editrice Zona che precede l’uscita dell’omonimo CD. Il 20 marzo 2015 esce Yuri, prodotto da Davide Andreoni e Francesco Chimenti (Sycamore Age) per Audioglobe/Santeria/Soffici Dischi.
Ad ottobre 2017 esce per la Contempo Records il live “Andrea Chimenti canta David Bowie”.
Nel 2021 partecipa al brano La veglia tratto dall’album E sia dei C.F.F. e il Nomade Venerabile, al brano Canzone inutile dei PopForZombie e al brano Come la felicità di Hesael, in qualità di artista featuring.
Il 10 agosto 2021 esce il singolo Milioni con la partecipazione di David Jackson, sassofonista dei Van der Graaf Generator. Il brano fa parte del decimo album in studio dell’artista intitolato Il deserto, la notte, il mare in uscita il 5 novembre. L’album nella sua interezza, in accordo tra casa discografica ed artista, non è stato pubblicato negli store digitali rimanendo disponibile solo nei formati fisici CD, MC, LP.
Il 2 ottobre 2021 viene insignito del Premio alla carriera durante il Meeting delle etichette indipendenti.
Andrea Franzoni (Roma, 1983) ha vissuto undici anni a Marsiglia dove ha studiato traduzione letteraria e letterature comparate. Traduce dal francese, dallo spagnolo e dall’inglese. Nel 2018 ha vinto il premio Geiger per la traduzione di After Lorca di Jack Spicer. Ha tradotto, per Giometti&Antonello, Alejandra Pizarnik, L’altra voce. Lettere 1955-1972, e Gilles Deleuze, Lettere e altri testi. Dirige con Fabio Orecchini la collana di poesia “Talee” per Argolibri dove sono usciti, con la sua curatela, autori come Corrado Costa, Emilio Villa, Antonio Porchia. Ha pubblicato una plaquette in francese, Chutes (E. Pesty, 2017) e una in più lingue, Selected Love (edizioni Volatili, 2018). Questo è il suo primo libro di poesia.
ANGELO MAZZA (Nuoro, 1978) si occupa di formazione professionale e di recupero di adolescenti a rischio di dispersione scolastica. Ha curato, con Alberto Capitta e Pier Francesco Fadda, la raccolta di racconti e poesie Evasioni d’inchiostro (Voltalacarta 2012), realizzati dai detenuti dell’Alta Sicurezza di Badu ’e Carros. Per Il Maestrale, nel 2021, ha pubblicato il suo primo romanzo Tascabile indimenticabile (già vincitore nel 2019 del premio per narrativa inedita Licanìas, e finalista nel 2023 del premio Leopoldo II di Lorena).
Anna Cristina Serra è originaria di San Basilio (Santu ‘Asili de Monti) abita a Cagliari. È una delle figure di maggior rilievo della poesia in lingua sarda, presente da anni nel panorama culturale e letterario isolano. In questa veste ha presenziato in diverse manifestazioni di respiro internazionale come “Le Voix de le Méditerranée” in Francia, lo “Scotland’s International Potery Festival StAnza” in Scozia, il “Salerno
Letteratura” organizzato in collaborazione con “Pordenone legge”, “Ritratti di Poesia “ a Roma, Cabudanne De sos Poetas a Seneghe, al Qu Festival di Orani, e altre. Le sue poesie sono state tradotte in diverse lingue e alcuni suoi testi sono stati musicati e cantati da Piero Marras, Franco Madau, Pino Martini, Ambra Pintore, dal Coro polifonico “Santu ’Asili ’e Monti”, da Felice Cassinelli, da Ottavio Farci e Veronica Maccioni per “Fueddu e Gestu. È vincitrice di numerosi premi letterari e ha pubblicato le raccolte poetiche: “Su fragu ‘e su ‘entu”, “Follas”, “Luna Cantadora” e la silloge di poesie d’amore “Lentores” con traduzione in neo greco; il saggio “Limba nida” in collaborazione con Paolo Pillonca e Bellebbatu, una ricerca sul lessico del suo paese. Vicepresidente del Premio Ozieri e componente di altre giurie nei concorsi letterari isolani ne presiede alcune. È autrice di testi teatrali, traduttrice, autrice e conduttrice di programmi radiofonici su Radio 1. Presente in diverse pubblicazioni e nell’Enciclopedia on line Wikipedia.
Antonio Aiazzi (Firenze, 17 maggio 1958) è un tastierista italiano, noto per essere stato fondatore e componente dei Litfiba dal 1980 al 1997, dal 2003 al 2006, dal 2012 al 2015 e infine ha collaborato alla realizzazione dell’ultimo album in studio Eutòpia. Soprannominato “il Marchese”, fa parte dei Litfiba dal 1980 al 1990; poi dal 1990 al 1997 continua l’attività di musicista come compositore e collaboratore del gruppo. Parallelamente all’attività con i Litfiba, nel periodo tra gli anni ottanta e novanta, ha fondato con Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli il gruppo dei Beau Geste, dedito in particolare alla composizione di colonne sonore per spettacoli teatrali, pubblicando due dischi per la Materiali Sonori. La sua passione per questo tipo di musica continua nel tempo, da “L’Eneide” del gruppo teatrale Kripton a fiction (Solo x te) e opere cinematografiche, L’Amico Arabo, Voci d’Europa di Corso Salani per il cinema e una lunga collaborazione con il regista Massimo Luconi per il teatro. Dal 1989 al 1996 suona la tastiera nella sigla di Italia 1 film, ciclo di film in onda su Italia 1. Produttore discografico e session man, ha suonato con diversi artisti (Negrita, Paolo Belli, Pino Scotto, Angela Baraldi) e in numerosi lavori usciti per l’etichetta indipendente IRA di Firenze. Collaborazione nel 1996 con “Tempo Reale” del maestro Luciano Berio, per il disco “Mondi Sommersi” dei Litfiba.
E’ nato nel 1975 a Napoli, dove vive e lavora come medico. Ha fatto parte del collettivo politico del Csoa Officina 99 di Napoli e dell’Area antagonista campana. È tra i fondatori dell’Istituto Italiano per gli Studi Europei di Giugliano (Na). Ha pubblicato Vai Mo. Storie di rap a Napoli e dintorni (2016).
Bakis Beks è un MC e Freestyler di Nuoro, attivo da più vent’anni, che si è distinto sui palchi e nelle gare di freestyle in Sardegna e non solo. Vincitore di diversi contest di freestyle, tra tutte, spicca la vittoria del Tecniche Perfette Sardegna diversi anni fa. Lo spettacolo che porta in giro attualmente propone i brani tratti dai suoi tre dischi: Ipocricity (2014), Ipocricity Extended (2016), Annibale (2019), i brani tratti dal suo ultimo lavoro su “La Madre” di Grazia Deledda, una esibizione di finger drumming, tanto freestyle, alcune canzoni in anteprima, tratte dal suo prossimo EP in uscita nel 2024 che si intitolerà “Oltraggio” e che ripercorrerà, in parte, le sue disavventure giudiziarie. Bakis tratta temi sociali e intimi in modo molto diretto e con uno stile fresco, con rime taglienti, in un modo che non lascia spazio a zone grigie nell’interpretazione. Sul palco, accompagnato dal suo MPC-1, alterna intrattenimento, brani, freestyle e finger drumming dando vita a uno spettacolo molto particolare e abbastanza unico nel suo genere. Nel 2020 una sua esibizione dal vivo gli costa un decreto di condanna penale, per il quale ora si trova sotto processo, per una canzone dai contenuti espliciti e esplicitamente anti-militaristi. Dal 2022 porta in giro due spettacoli in parallelo, uno prettamente rap, di cui si parla qui sopra, spesso accompagnato da Dj A-Solo, l’altro è lo spettacolo “Nel Nome del Padre” tratto da “La Madre” di Grazia Deledda, che Bakis esegue in solo o in trio, accompagnato al Contrabbasso e al Pianoforte rispettivamente da P.Manca e O. Bandinu. Lo spettacolo è una trasposizione in rime, rap e tanto altro, del romanzo di Grazia Deledda. Nel 2023, lo spettacolo su Grazia Deledda è stato ospitato al 35esimo Festival Internazionale di Musica Jazz a Cala Gonone (Cala Gonone Jazz), è stato ospitato da un evento dell’Ente Musicale di Nuoro a Lollove, è stato ospitato a Berchidda da InsulaeLab (progetto parallelo a Time in Jazz), è stato ospite dell’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico) all’interno delle “Giornate Deleddiane”.
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Bastiana Madau, nata a Orani, laureata in Filosofia a “La Sapienza” di Roma, lavora come editor alla casa editrice Ilisso di Nuoro, curando in particolare le collane di narrativa. Critica letteraria, è anche conduttrice di laboratori di educazione alla lettura e alla scrittura. È ideatrice e direttrice artistica della rassegna culturale “Quando tutte le donne del mondo”, nota come “QuFestival”, giunta alla quinta edizione. Tra le sue pubblicazioni, il romanzo “Nascar” (Poliedro, 2003) e “Simone, le Castor. La costruzione di una morale” (Cuec, 2016, 2a ed. 2017), insignito del Premio “Osilo” per la saggistica. Il suo ultimo libro è “Maestre dell’università sconosciuta” (Soter, 2023 e Isolpalma 2024).
Christian Raimo (Roma, 9 giugno 1975) è uno scrittore, traduttore e insegnante italiano. Consegue nel 1993 la maturità classica presso il liceo “Orazio” di Roma. Si laurea con lode nel 2002 in filosofia all’Università di Roma “La Sapienza” con una tesi in Filosofia della Religione dal titolo “Dalla contestazione del cogito al sé come un altro. La questione dell’identità in Paul Ricœur”. È il fratello maggiore della scrittrice Veronica Raimo. Ha lavorato e scritto per il cinema, la radio e la televisione. Ha fatto cabaret con un gruppo denominato I cavalieri del Tiè. Ha collaborato con diverse riviste letterarie (Liberatura, Elliot-narrazioni, Accattone, Il maleppeggio), quotidiani (il manifesto, Liberazione) e con la casa editrice romana Minimum fax. Con la stessa casa editrice ha pubblicato, nel 2001, la sua raccolta di racconti di esordio, Latte. Il suo primo romanzo, Il peso della grazia, è uscito nel 2012 per Einaudi. Ha scritto per il blog letterario Nazione Indiana, sul quale ha pubblicato numerosi articoli. È tra i fondatori ed è il coordinatore del blog letterario Minima&moralia; è inoltre collaboratore di Internazionale. Dal giugno del 2018 all’ottobre del 2021 è stato assessore alla Cultura del Municipio Roma III.[5] Nell’aprile del 2024, Raimo ha annunciato la propria candidatura alle elezioni europee con Alleanza Verdi e Sinistra, venendo quindi inserito nella lista per la circoscrizione centrale.
Nasce a Milano nel 1996. Si laurea in Psicologia a Bergamo dopo la maturità. Durante gli anni del liceo e dell’università cresce la sua passione per il teatro ed entra a far parte di diverse compagnie del territorio. La passione diventa motivazione e desiderio vitale, e questo porterà al trasferimento a Bologna e all’iscrizione al DAMS. Nella città emiliana coltiva un’istruzione accademica e pratica del lavoro teatrale, e partecipa al festival teatrale bolognese I gradini dell’arte sia da un punto di vista organizzativo che performativo. Nello stesso anno si dedica al teatro natura e costruisce lo spettacolo Paradise Now, in collaborazione con Teatro Selvatico, che si tiene all’interno della grotta di Rio Martino in Piemonte. Nel 2023 dirige il laboratorio teatrale nel centro migranti minori non accompagnati “Hermes” di Genova, filmato nel documentario Children under the sun, vincitore del Premio Mutti e nel quale continua a lavorare ancora oggi per la creazione di un cortometraggio. Collabora con le Nazioni Unite e FELCOS per il programma People and Planet: a common destiny nel quale, attraverso un progetto di videomaking, sensibilizza due classi di studenti, una perugina e l’altra curda, alla gestione delle risorse idriche del pianeta. Nel 2021 prende parte al laboratorio teatrale Il segreto del coro diretto da Marco Martinelli e Laura Redaelli, e grazie a questo incontro oggi collabora con il Teatro delle Albe nel progetto non-scuola e nello spettacolo Don Chisciotte ad ardere. Ed è proprio durante questo laboratorio che ha anche la fortuna di incontrare Vittoria Nicita e Anna-Lou Toudjian con le quali due anni dopo fonderà la compagnia 5T. Infine a Bologna entra in contatto con l’ambiente cinematografico e nasce un secondo grande amore, che non rinnega il primo ma anzi lo cresce e lo nutre. Ad oggi collabora come assistente regia per documentari e lungometraggi.
Claudio Metallo è uno scrittore e videomaker. Ha lavorato per Al Jazeera documentary, Al Jazeera Children Channel e ha collaborato alla trasmissione Presa diretta di Riccardo Iacona. Ha scritto, diretto e montato la prima sitcom del circuito telestreet, Brutti, sporchi e cattivi.
È autore, fra gli altri, dei documentari Fratelli di Tav, Un pagamu la tassa sulla paura, e I due viaggi di Francesco, vincitori di numerosi premi nazionali e internazionali. I suoi libri sono Vangelo di malavita, Tutti sono un numero e Comandare è meglio che fottere.
Nel 2013 ottiene il premio Gianluca Congiusta per l’impegno mostrato nel raccontare la Calabria positiva.
Sceneggiatore di fumetti e autore di narrativa. Co-fondatore dell’Associazione Chine Vaganti. Docente di sceneggiatura, scrittura e linguaggi creativi. Dal 2001 scrive fumetti per editori italiani e francesi. Nel 2014, il suo La principessa che amava i film horror (Tunué) è in nomination ai premi Gran Guinigi (Lucca) e Boscarato (Treviso). Per Condaghes scrive i romanzi L’ultimo giorno di primavera (2019) e La memoria delle forbici (2021), co-sceneggia il corto animato 28 aprile 1794: Sa Die de sa Sardigna (SFC, 2021) e sceneggia la storia a fumetti Una macchina per due (2024). Con Mondadori pubblica i libri di narrativa ragazzi Coda di Castoro (2021) e I cercatori dell’acca perduta (2022).
Duilio Caocci insegna Letteratura italiana e Letteratura sarda e letterature regionali presso la Facoltà di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Cagliari. Tra il 2009 e il 2011 è stato componente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della Nascita di Giuseppe Dessì. Dal 2010 fa parte del Collegio dei docenti della Scuola di dottorato in Studi filologici e letterari. Dal 2015 è segretario della Commissione Nazionale per l’Edizione dell’Opera Omnia di Grazia Deledda Istituita presso il Mibac. È inoltre direttore del Seminario internazionale Camilleriano che si tiene annualmente a Cagliari dall’anno 2013 e componente del Comitato scientifico e del Coordinamento redazionale della collana «Quaderni Camilleriani».
Coerentemente con la sua formazione e con gli incarichi didattici assunti, si occupa principalmente di letteratura italiana del Duecento e di letteratura sarda tra Cinquecento e il Novecento.
Durs Grünbein (Dresda, 9 ottobre 1962) è un poeta, saggista e traduttore tedesco, una delle più importanti voci della poesia tedesca ed europea contemporanea. Cresce a Hellerau, un sobborgo periferico di una città, Dresda, del cui splendore barocco erano rimaste solo le macerie. I genitori non sono iscritti al partito. La madre ha studiato chimica, il padre ingegneria aeronautica. I precoci interessi scientifici, favoriti dall’ambiente familiare, entrano in un fecondo rapporto di osmosi con quelli per la poesia, accesi dalla lettura di Novalis, Hölderlin, Pound. Inizia a scrivere poesie giovanissimo. Abbandona l’idea di diventare veterinario. Si trasferisce a Berlino Est nel 1985, dopo avere assolto il servizio militare nella Nationale Volksarmee. Avendo rifiutato il servizio nella pattuglia armata di sorveglianza dei confini che aveva l’obbligo di sparare su chi tentava la fuga, non gli è concesso di iscriversi a Germanistik. Studia teatro ma interrompe gli studi alla Humboldt-Universität di Berlino dopo quattro semestri, deluso di non potere studiare ciò che vorrebbe. Si avvicina ai collettivi artistici dell’Accademia di Belle Arti di Dresda, lavora per le riviste, per il teatro e come aiuto nel padiglione fisico-matematico dello Zwinger. Viene scoperto da Heiner Müller: «l’unica istanza nella letteratura della Germania orientale che potessi prendere sul serio – colui che aveva l’orizzonte di pensiero più ampio» come Durs Grünbein dichiara nella sua intervista a Die Zeit del 24 ottobre 2013, poco dopo il suo trasferimento a Roma. Heiner Müller gli procura l’invito per la fiera del libro di Francoforte dove Durs Grünbein presenta Grauzone morgens, il volume di liriche che lo fa conoscere internazionalmente, e tiene la sua laudatio quando nel 1995 gli viene conferito, a soli 33 anni, il massimo premio letterario tedesco, il Büchner-Preis. Subito dopo la caduta del muro, «dal decisivo anno 1989», Durs Grünbein intraprende una densissima serie di viaggi. Berlino diventa «lo spazio di transito»: «sarebbe uguale se fosse New York». Viaggia in Europa, nell’Asia sudorientale e negli Stati Uniti, dove è ospite dei German Departments della New York University, del Dartmouth College e della Villa Aurora a Los Angeles. Nel 1994, nella zona degli scavi di Pompei ed Ercolano, ha l’esperienza epifanica descritta in Vulkan und Gedicht (Vulcano e poesia). Membro, fra l’altro, dell’Akademie der Künste di Berlino, della Deutsche Akademie für Sprache und Dichtung e della Sächsische Akademie der Künste, Durs Grünbein è dal 2005 professore di poetica presso la Kunstakademie di Düsseldorf alla cui università è Guest Professor nel 2007-2008. Nel 2008 riceve un altro riconoscimento altissimo, l’ordine Pour le mérite per la Scienza e le Arti a Berlino: tiene la sua laudatio l’8 giugno 2009 Hans Magnus Enzensberger. Nel 2009 trascorre un anno a Roma come borsista di Villa Massimo. Le lezioni di poetica tenute a Francoforte (Frankfurter Poetikvorlesung 2009) sono pubblicate con il titolo Vom Stellenwert der Worte (La valenza delle parole). Nel 2013 il volume Durs Grünbein. A Companion, nella serie Companions to Contemporary German Culture, lo definisce «Germany’s most prolific, versatile, succesfull and internationally renowned contemporary poet and essayist». Durs Grünbein da parte sua si dichiara semplicemente «poeta in lingua tedesca»: «poeta», «Dichter», nel senso forte del termine, comprensivo della scrittura in versi e in prosa come pure di un’attività di traduttore che, come scriveva Novalis, vuole «rendere noto l’ignoto – ignoto il noto». Autodidatta di sterminate letture, Grünbein vede la poesia come «capacità di connettere nel modo più rapido possibile ciò che di per sé è distante». Non stupisce che passi dalle traduzioni di Eschilo e Seneca ai «diari di viaggio in haiku», «forma breve-brevissima», mediatagli da Ezra Pound, Lafcadio Hearn e Jun’ichirō Tanizaki. La critica gli riserva lodi somme e attacchi feroci, dovuti anche all’imprevedibilità delle sue scelte. Nel suo complesso itinerario declina su molti versanti alcune costanti: la messa in guardia dai rischi della specializzazione disciplinare, una “poetica fisiologica” (accostabile in ambito italiano a quella di Valerio Magrelli), il confronto con gli esiti della neurofisiologia e dei concetti e linguaggi delle hard sciences, dalla fisica quantistica alla zoologia. La sua ricchissima produzione rivela fra l’altro la profondità del suo legame con l’Italia e una personalissima idea di letteratura mondiale che lo qualifica come autenticamente cosmopolita, animato da un genuino ethos civile emerso con esemplare chiarezza nel febbraio 2015 di fronte alle dimostrazioni della Pegida. Come si legge nel «Times Literary Supplement» del 18 febbraio 2000, «Grünbein is a truly cosmopolitan poet». Il punto di partenza e di approdo è la fiducia incrollabile nella parola della «poesia». È questa la motivazione con cui nel 2006 gli è stato conferito il Premio Pasolini. Nel 2018 è apparsa la traduzione di una scelta autografa della sua saggistica per il pubblico italiano, I bar di Atlantide e altri saggi, presentata su «Il Sole 24 Ore» del 27 gennaio 2019 con il significativo titolo La poesia, prima esperienza di libertà.
Elenio Cicchini è filosofo e scrittore. Svolge ricerca presso l’Istituto Max Planck per la Storia dell’Arte di Roma, dove sta scrivendo un libro sul pensiero del gesto. È stato ricercatore presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. In precedenza, dopo aver studiato filosofia a Bologna, Freiburg i.B. e Berlino, si è addottorato nel 2018 all’Università di Cagliari con una tesi sul rapporto tra generi teatrali e filosofia. Ha scritto testi sul volto e la maschera, il gesto e il segno, la lingua della poesia. Ha curato per Nottetempo la silloge di poesie di Francesco Giusti “Vivere di patate”. Collabora con Quodlibet per la collana di poesia bilingue “Ardilut” (in uscita, a sua cura, l’opera trilingue di Michele Sovente). Ha tradotto di W. Benjamin e A. Lacis, “Napoli porosa” (Dante&Descartes 2020). È in uscita per Neri Pozza il suo libro “Etica del mimo”.
Emanuele Dattilo si è laureato in filosofia a Roma, e successivamente ha conseguito il dottorato all’Università di Firenze, con una tesi su Giordano Bruno. Ha trascorso soggiorni di studio a Monaco di Baviera, a Parigi e al Warburg Institut di Londra.
Più di 20 anni di esperienza in design, sviluppo, gestione, organizzazione di strategie e progetti di sviluppo locale, politiche di rigenerazione urbana, progetti europei con una particolare attenzione all’inclusione sociale, attivazione di comunità, studi sulle migrazioni, sviluppo culturale e multiculturale, contrasto alle discriminazioni. Per 10 anni Assessore della Città di Torino con deleghe sulla rigenerazione urbana, sviluppo territoriale, politiche di integrazione dei nuovi cittadini, gioventù, pari opportunità, diritti, progetti europei. (2006-2016). Ha coordinato, gestito e amministrato progetti complessi per Enti pubblici ed enti no profit così come forme di “Quango” nel contesto nazionale e locale.
Erika Meles è di Seneghe.
I suoi studi universitari e post lauream sono incentrati sui beni culturali, l’etnologia e l’antropologia. Si occupa di ricerca etnoantropologica, tradizioni popolari sarde e di attività museali. Lavora come guida turistica e tecnico della fruizione museale. È parte di diverse realtà associative seneghesi che si dedicano alla cultura, la musica e il territorio.
Svedese di nascita, Eva ha vissuto in molti paesi. Dopo una vita dedicata a un’intensa attività di ascolto, degli altri e del mondo, ha scoperto, attraverso la pittura un altro modo di comunicare il suo vissuto (dal 2000). Si esprime proiettando intimamente la sua mente nella materia: il suo io profondo si rivela attraverso colori e forme intrisi di grande spontaneità. Questa impulsività si fonde armoniosamente con la ricerca dell’espressione del visibile e dell’invisibile. Autodidatta nella prima fase della sua formazione, si perfeziona attraverso corsi di disegno, iconografia, pittura a pastello e ad olio e pittura libera, tra gli altri istituti, anche alla scuola del Louvre di Parigi. Il suo lavoro si è essenzialmente sviluppato nello stile non figurativo e nell’antica tecnica della tempera all’uovo. Nata in una famiglia di artisti (pittori, cineasti, poeti e drammaturghi), Eva si è sempre nutrita di arte. Le sue mostre personali sono state a Parigi, Stoccolma , Oslo, e più recentemente in Svizzera ( 2017), ha anche lavorato con diversi gruppi artisti ed esposto al Centro Culturale a Gandia, Spagna, al Grand Palais di Parigi, tra molti altri luoghi. Dal 2010 partecipa alla mostra permanente a Seneghe con Luciano Piu e Maria Illotto . Nel 2017 si trasferisce stabilmente in Sardegna, a Seneghe, scelta di cui non si è mai pentita.
Fabrizio Fantoni è nato a Cremona, ma vive a Roma. Critico letterario, è redattore della rivista “L’almanacco del ramo d’oro”, diretta da Gabriella Musetti e collabora con la rivista “Poeti e poesia”, diretta da Elio Pecora. Organizzatore di eventi culturali, ha pubblicato numerosi saggi dedicati ad autori della poesia contemporanea come Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Elio Pecora, Luigia Sorrentino e Valentino Zeichen. Collabora anche con alcuni dei principali lit-blog, tra i quali “La poesia e lo spirito” di Fabrizio Centofanti e “Poesia”, di Luigia Sorrentino. Con quest’ultima cura sul sito di Rainews la rubrica “Poeti da Riscoprire” da lui ideata.
Nato a Cagliari il 18/03/2002 Federico frequenta lettere moderne all’Alma Mater Studiorum e, da tre anni, tiene un corso di scrittura creativa per l’Azienda Regionale per il diritto agli studi superiori dell’Emilia-Romagna, presentando e leggendo i suoi scritti in eventi in giro per l’Emila-Romagna.
LA FESTA
La festa della letteratura Bimbi a Bordo si presenta nel panorama dei festival letterari, fin dalla prima edizione del 2012, come un crocevia di sguardi sulla cultura dell’infanzia e un’occasione di incontro tra visioni e linguaggi che considerano l’oggetto libro lo strumento capace di far vita alla rivoluzione dei piccoli passi.
L’infanzia, categoria sociale permanente e non età di transito verso l’età adulta è infatti il tempo prezioso delle prime volte in cui si inizia ad alimentare il giardino dell’immaginario dando vita ad un caleidoscopio di immagini, di segni, di suggestioni utili ad orientare il giovane lettore nella decodifica del mondo e nella invenzione del sé. La festa BaB, ha una sezione dedicata alla sonorità della parola per la fascia 0/3 anni, una sezione specifica rivolta all’adolescenza e uno spazio adulti nel quale si riflette insieme aiutando i grandi ad incontrare il mondo dei più piccoli sugli stessi temi.
I temi prescelti guardano con attenzione alle trame autentiche più apprezzate dai bambini lettori e alle grandi domande in aggirabili ancora considerate per certi aspetti “tabù”.
La lentezza è la cifra delle nostre edizioni curvate su un palinsesto arioso che concede il tempo per indugiare negli incontri con gli autori e le case editrici ospiti sostando in laboratori di solo ascolto perche la lettura non va animata ma amata. I tre giorni della festa rappresentano solo la rampa di lancio di una fervida attività di promozione ed educazione alla lettura declinate durante tutto l’anno con gli incontri di formazione rivolti agli insegnanti e ai genitori e laboratori per i ragazzi.
Il BaB cura la sezione ragazzi del premio letterario Dessì.
LA FORMAZIONE
Misurarsi con un Festa del libro seppure “pollicina” come quella promossa dal BaB, ha significato investire sin dall’inizio in un programma parallelo di formazione rivolto ai volontari che animano il progetto.
Grazie al gemellaggio con la fondazione Giuseppe Dessì che ha finanziato e sostenuto la formazione ha raggiunto in modo capillare tutti gli insegnanti del territorio.
La formazione è curata dal direttore Scientifico del BaB, studiosa di letteratura per l’infanzia e cultrice della materia presso l’Università degli studi di Cagliari.
I corsi hanno visto l’intervento di autori e illustratori di fama internazionale come Roberto Innocenti, Alfredo Stoppa, David Conati amici del nostro progetto e vicini al nostro “sentire”.
Il BaB incontra durante tutto l’anno i bambini e i ragazzi delle scuole con attività di promozione alla lettura e laboratori specifici legati al tema della Festa, con l’apporto di esperti del settore.
Franca Mancinelli è autrice di quattro libri di poesia: Mala kruna (Manni, 2007 -premio opera prima Laudomia Bonanni e Giuseppe Giusti), Pasta madre (con una nota di Milo De Angelis, Nino Aragno, 2013 -premio Alpi Apuane, Carducci, Ceppo-giovani), Libretto di transito (Amos edizioni, 2018), e Tutti gli occhi che ho aperto (Marcos y Marcos, 2020). Una silloge di suoi testi è compresa in Nuovi poeti italiani 6, a cura di Giovanna Rosadini (Einaudi, 2012) e con introduzione di Antonella Anedda, nel Tredicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2017). Traduzioni di suoi testi sono apparse su riviste e antologie straniere. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali, tra cui Chair Poet in Residence (Calcutta, 2019) e Refest – Images and Words on Refugee Routes (2018) da cui è nato Taccuino croato, ora in Come tradurre la neve (AnimaMundi edizioni, 2019). Con traduzione inglese di John Taylor sono usciti in Usa per The Bitter Oleander Press (Fayetteville -New York), The Little Book of Passage (2018) -traduzione di Libretto di transito-, At an Hour’s Sleep from Here: Poems (2007-2019), traduzione dei suoi primi due libri con alcuni inediti, e una raccolta di prose inedita in Italia, The Butterfly Cemetery. Selected Prose (2008-2021).
Francesca Albanese è giurista specializzata in diritti umani. È una ricercatrice presso l’Institute for the Study of International Migration della Georgetown University e consulente senior su migrazioni e sfollamenti forzati per il think tank Arab Renaissance for Democracy and Development (ARDD). Ha pubblicato ampiamente sulla situazione giuridica di Israele, del Territorio palestinese occupato e dei rifugiati palestinesi, e insegna e tiene regolarmente conferenze sul diritto internazionale e sullo sfollamento forzato presso università in Europa e nella regione araba. Albanese ha lavorato anche come esperta di diritti umani per le Nazioni Unite, tra cui l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro dei rifugiati palestinesi. Nel maggio 2022, Albanese è stata nominata relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato dal 1967. È l’ottava e la prima donna a ricoprire questo ruolo.
Nato a Desulo nel 1964. Lavora come giornalista nella redazione del quotidiano L’Unione Sarda di Cagliari. Ha iniziato a fotografare alle fine degli anni Ottanta con una pesantissima Zenith di fabbricazione sovietica. Suona (male) la chitarra e ascolta musica rock e folk. Ha seguito come inviato per il suo giornale la prima edizione del “Cabudanne de sos poetas” nel 2005. Inconsapevolmente ha realizzato un piccolo lavoro di documentazione che oggi prende forma nel progetto fotografico “Binti”. Negli ultimi anni ha pubblicato “Ardia 365”, un reportage sulla festa di San Costantino a Sedulo, la sua mostra “Nel nome del latte” (dedicata alla protesta dei pastori sardi nel 2019) ha fatto tappa a Milano, Strasburgo e Cagliari. In collaborazione con Casa Natale Gramsci di Ales ha realizzato la mostra (e il catalogo) “La nostra meraviglia” dedicata al musicista Gianni Maroccolo. Da tempo si sta portando avanti un progetto di documentazione fotografica sul pastoralismo in Sardegna. Le immagini di una transumanza tra Desulo e Laconi sono state pubblicate nel libro “Tràmuda” di Antonangelo Liori. Ha esposto i suoi scatti nelle ultime tre edizioni della rassegna “A. Banda” curata da Salvatore Ligios.
Gabriella Caramore nasce a Venezia, studia a Padova, vive da molti anni a Roma. Mossa inizialmente da interessi letterari e filosofici, si è orientata sempre più verso una attenzione al problema religioso, inteso come luogo di confine della conoscenza e dell’esperienza umana. Nel 1982 ha iniziato a collaborare a Radio 3 curando numerosi programmi, scrivendo radio documentari, conducendo diverse trasmissioni. Dal 1993 ha curato e condotto il programma di cultura religiosa “Uomini e Profeti”: uno sguardo laico, plurale, interdisciplinare sul mondo contemporaneo delle fedi, e nello stesso tempo un approfondimento dei testi fondativi e delle figure di rilievo delle varie sapienze, in dialogo con esponenti del mondo culturale italiano. Dal 2010 al 2013 ha realizzato sempre per Radio 3, all’interno di “Uomini e Profeti” una lettura e commento della Bibbia (Leggere la Bibbia), in dialogo con i più rappresentativi teologi e biblisti italiani. Dal 2002 al 2005 ha insegnato “Religioni e comunicazione” presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, all’interno del Corso di laurea in Scienze storico-religiose. Nel 2012 ha ricevuto dalla Facoltà valdese di teologia di Roma la “Laurea Honoris Causa” in Teologia. Nel Giugno 2018 ha lasciato la sua conduzione e cura di Uomini e Profeti.
Collabora con articoli, saggi e interventi a varie testate culturali, e partecipa a incontri pubblici su tematiche di argomento etico, filosofico, religioso. Ha curato per la casa editrice Morcelliana di Brescia una collana di spiritualità dal titolo “Uomini e Profeti” in cui sono confluiti molti cicli di trasmissioni dell’omonimo programma radiofonico.
Tra le pubblicazioni più recenti: La fatica della luce. Confini del religioso, Morcelliana 2008; Nessuno ha mai visto Dio, Morcelliana 2012; Come un bambino. Saggio sulla vita piccola, Morcelliana 2013; Pazienza, Il Mulino 2014; 5 Variazioni sul credere (con altri), Edizioni Gruppo Abele; La vita non è il male. Sulle tracce del bene (con Maurizio Ciampa) Salani editore 2016; Croce e Resurrezione (con Maurizio Ciampa), Il Mulino, Bologna, 2018; Il perdono della luna (Letteratura Universale Marsilio), 2018
Tra i readings: Le sette ultime parole del nostro Salvatore sulla croce, con il Quartetto Borromini (Varallo 2007, Lugano 2008); Il dono di sé. Pavel Florenskij, con letture eseguite da Giuseppe Cederna (Torino 2010); Da dove viene il Bene? (Unde bonum?) con letture eseguite da Piero Marcelli (Torino 2011); In croce Dedicato a Sofia Gubajdulina, con Mario Brunello, Ivano Battiston e l’Orchestra d’archi italiana (Roma, Radio 3 2012); Infanzia come sapienza, con Moni Ovadia (Torino 2012); Voci dal silenzio. In Armenia, con Mario Brunello (Festival delle nazioni, Città di Castello, 2014); Olivier Messiaen, Quartetto per la fine dei tempi, con Marco Rizzi – violino, Mario Brunello – violoncello, Gabriele Mirabassi – clarinetto, Andrea Lucchesini – pianoforte (ARTE SELLA Fucina Gialla, Malga Costa, Val di Sella, 2017; “Guai a me se tacessi. Endre Ady, storia di un poeta contro”, con Ivano Battiston (Torino Spiritualità, Settembre 2018)
Giancarlo Porcu (Nuoro 1972), professionista editoriale e filologo, laureato in Lettere (Bologna) e dottore di ricerca in Letterature Comparate (Cagliari). Ha orientato i propri studi sulla letteratura di Sardegna, antica, moderna e contemporanea, in sardo, italiano e spagnolo. È autore delle monografie (edite da Il Maestrale): La parola ritrovata. Poetica e linguaggio in Pascale Dessanai (2000); Régula castigliana. Poesia sarda e metrica spagnola dal ’500 al ’700 (2008); Le canzoni di Pisurzi (2017); Un ribelle nell’ombra. Vita e opera di Pasquale Dessanai (2023; Premio Tullio De Mauro). Per Ilisso ha curato l’edizione dei Canti popolari sardi raccolti a Nuoro da Egidio Bellorini (2024). Ha prodotto edizioni critiche di opere di Sergio Atzeni (Racconti con colonna sonora 2002, Versus 2008),) Attilio Deffenu (Scritti giornalistici 2008), Grazia Deledda (Dopo il divorzio), Peppinu Mereu (Poesie complete 2004, Opera omnia 2017). Ha curato opere di Giulio Angioni, Gavino Ledda, Alberto Masala, Francesco Masala, Antonio Pigliaru, Sebastiano Satta, Giorgio Todde. Ha scritto saggi e articoli di argomento letterario e filologico, comparsi in volume e in riviste scientifiche («Portales», «Studi e problemi di critica testuale», «Rhesis», «Bollettino di Studi Sardi», «The Italianist»), nei quali si è occupato, fra altri autori, di Angioni, Atzeni, Antonio Cano, Deledda, Marcello Fois, Antonio Mura Ena.
Gianni Maroccolo è un bassista e produttore discografico italiano.Nella sua carriera quarantennale, prevalentemente nel ruolo di bassista, ha suonato e collaborato con svariati artisti del panorama italiano ed internazionale, come produttore artistico e scopritore di talenti.
Gianni Maroccolo nasce nel 1960 a Manciano, in provincia di Grosseto, da madre di origine casentinese (provincia di Arezzo), e da padre veneto. Ancora bambino approda in Sardegna al seguito della famiglia che vi si trasferisce per motivi di lavoro, inizialmente a Jerzu, un piccolo paese in Ogliastra e successivamente a Sinnai, cittadina non lontana da Cagliari, dove trascorrerà la sua prima adolescenza.
Ed è proprio l’isola perennemente battuta dal vento di maestrale, con il suo mare e con la sua gente, ad esercitare particolare influenza sul suo personale cammino umano ed artistico.
Il primo contatto con la musica avviene in giovanissima età grazie alla curiosità manifestata verso ogni oggetto o dispositivo capace di emettere suoni, talvolta un mangiacassette Stereo 8, altre volte un giradischi oppure una vecchia radio o ancora, la prima TV, sinché non gli capita di imbracciare una chitarra acustica.
Al doposcuola delle scuole medie Maroccolo frequenta un corso di musica, sperimentando con passione tutti gli strumenti a disposizione, e dopo essersi iscritto all’Istituto Nautico, grazie a qualche lavoretto sporadico, ancora a Jerzu, riesce ad acquistare il primo basso elettrico: un Saint-Luois di colore rosso vinaccia che per la sua sagoma ricorda il più famoso “diavoletto” della Gibson Guitar Corporation. Sprovvisto di un amplificatore, Maroccolo si ingegna a proprio modo, sino ad arrivare a collegare il suo basso ad una vecchia radio modificata per amplificarne il suono. Anni dopo quello stesso strumento passerà di mano e verrà regalato a Piero Pelù.
Maroccolo si immerge completamente nella musica di David Bowie, The Who, Led Zeppelin e Pink Floyd, colonna sonora di quel periodo, ma la musica suonata dovrà ancora attendere perché, dopo aver ottenuto il brevetto di salvataggio e la patente nautica, la famiglia Maroccolo dovrà nuovamente trasferirsi, stavolta con destinazione Firenze.
Maroccolo si iscrive alla scuola alberghiera e nel frattempo conosce e frequenta nuovi amici che con lui condividono la medesima viscerale passione per la musica, tra questi appare un batterista energico e adrenalinico, Francesco Calamai, e assieme, uno studente di architettura, chitarrista particolarmente dotato: Sandro Dotta, una conoscenza che lo stesso Maroccolo definisce sostanziale:
«Musicalmente mi aprì la mente, mi insegnò a coglierne l’essenza, la sostanza.»
(Gianni Maroccolo, Vdb23 / Storie di un suonatore indipendente, Arcana, 2013)
Trovare una sala che potesse accogliere le prove di un gruppo di esordienti è un passo breve. Dopo un periodo di rodaggio trascorso a suonare brani classici, a loro si unisce Antonio Aiazzi all’organo, col quale si può dire nasca il suo primo gruppo ufficiale: i “Destroyers”. Ma trovare luoghi dove esibirsi dal vivo non è né scontato né facile. Dopo alcuni rimaneggiamenti interni della formazione, si aggiungeranno due ballerine, portando la band a mutare il proprio nome in ” Queenies & The Suffragettes”.
A Firenze Maroccolo studia contrabbasso, musica elettronica e fonologia al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, nonché percussioni con il M° Vittorio Ferrari. Si avvicina anche allo studio dell’armonia e della composizione, da autodidatta.
Maroccolo capta rapidamente i segnali che una città come la Firenze dei primi anni ottanta sa offrire, a sua volta recependo le influenze artistiche provenienti da oltremanica, e si guarda attorno perché oltre alle esigenze individuali lievita anche la voglia di suonare. Si imbatte in un’inserzione di tale Federico che cerca un bassista per formare una band, e gli telefona. Si tratta di Federico Renzulli, soprannominato “Ghigo”, un chitarrista appena fuoriuscito dai Cafè Caracas dove sino a poco prima aveva suonato assieme a Raffaele Raf Riefoli. Nascono così i Litfiba, che oltre a Maroccolo e Ghigo Renzulli, vedono Antonio Aiazzi alle tastiere e Piero Pelù alla voce. Alla batteria si alternano dapprima Francesco Calamai, poi Renzo Franchi ed infine Luca De Benedittis, noto con il soprannome di Ringo De Palma, scomparso prematuramente il 1 Giugno del 1990. Il gruppo ha le idee ben chiare su cosa vuole fare ed è in occasione della data del 6 Dicembre 1980, sul palco della Rokkoteca Brighton di Settignano (FI), dal vivo con i Litfiba, che si può dire abbia inizio la carriera di musicista di Maroccolo.
Maroccolo partecipa attivamente alla composizione delle musiche assieme agli altri componenti della band e cura gli arrangiamenti dei brani. Nel 1983, con i Litfiba registra il primo singolo Luna/La preda, cui seguiranno due EP Yassassin (liberamente tratto da un brano di David Bowie) e Transea, che sono intercalati tra le uscite degli album ufficiali Desaparecido, 17 Re e 3, (meglio conosciuto come Litfiba 3) ai quali si aggiungono due dischi dal vivo: 12-5-87 (aprite i vostri occhi) e Pirata.
Maroccolo non si limita al ruolo di bassista e co-arrangiatore dei brani della band fiorentina, che di lì a breve sfocerà nell’innata attitudine alla produzione artistica, ma si interessa attivamente anche della parte gestionale del gruppo. Così scrive di lui il giornalista musicale Federico Guglielmi:
«Il mio primo incontro con Gianni risale al settembre 1982: era poco più di un ragazzino, come del resto io, ma il fatto che gli altri Litfiba gli avessero dato il ruolo di portavoce ufficiale lasciava intendere che lui non era, con tutto il rispetto per la fin troppo bistrattata categoria, il solito bassista. La sua presenza nella band era infatti fondamentale a livello tanto creativo quanto di determinazione e di capacità di fungere, nel lavoro collettivo, da elemento catalizzante ed equilibratore: doti già scolpite nel suo DNA e che con gli anni ha saputo affinare…»
(Federico Guglielmi, Ristampa in vinile di “A.C.A.U. La nostra meraviglia”, note di copertina, Contempo Records, 2016)
La passione per la musica si estende anche al servizio delle immagini, infatti sempre con i Litfiba, nel 1983 viene pubblicata una colonna sonora destinata al teatro: Eneide di Krypton e poco dopo fonda i Beau Geste, una formazione parallela interamente dedita alla realizzazione di colonne sonore, assieme ad Antonio Aiazzi e Francesco Magnelli, quest’ultimo conosciuto negli ambienti dell’etichetta discografica fiorentina I.R.A. Records di Alberto Pirelli in qualità di arrangiatore e collaboratore. Ed è proprio con i Beau Geste che negli anni a seguire verranno pubblicati gli album Per il teatro (1990), Chakà (1991), assieme agli Africa X, e Il tetto del mondo (1997), sino al 2014, quando l’Eneide di Krypton, viene nuovamente portata in scena con il titolo Un nuovo canto.
iù autonomo nelle scelte che lo riguardano e sempre più consapevole della direzione da intraprendere, lasciata ormai dietro le spalle la significativa esperienza con i Litfiba, Maroccolo affronta una nuova fase della sua vita, non solo artistica. Avendo nel tempo maturato una forte credibilità nell’ambiente musicale e assieme, una cospicua dote di contatti e di fedeli amicizie, mentre Antonio Aiazzi decide di rimanere con i Litfiba, con Francesco Magnelli e Giorgio Canali, che sino ad allora “disegnava il colore dei suoni” dietro al mixer negli ultimi tour con i Litfiba, costituisce un vero e proprio sodalizio. Assieme, i tre collaborano per anni e su differenti produzioni artistiche. Da qua in poi verrà gettata la base toscana di quella che molto presto sarebbe diventata una delle più significative entità musicali degli anni novanta italiani: il Consorzio Suonatori Indipendenti. Le etichette discografiche più importanti, come Virgin, CGD e Polydor, che sino a quel momento avevano osservato con distacco il fenomeno musicale cosiddetto “indipendente”, vi si buttano a capofitto, trovandosi a contendersi i gruppi emergenti dal profondo delle cantine, investendo budget cospicui e dando l’avvio ad un vero e proprio movimento.
In occasione di un precedente tour congiunto in Unione Sovietica, che aveva visto la partecipazione di Litfiba, Mista & Missis, Rats e CCCP – Fedeli alla linea, Maroccolo ebbe modo di approfondire la conoscenza con Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti, contatto che si rivelerà utilissimo in quanto i CCCP – Fedeli alla Linea dovevano ancora licenziare un album per onorare il contratto discografico con la multinazionale Virgin. Per la produzione di questo ultimo capitolo dei CCCP – Fedeli alla Linea, viene ingaggiato Maroccolo, e da questa esperienza non solo maturerà Epica Etica Etnica Pathos, album che può essere ritenuto un punto fermo nella discografia italiana, ma fu posata anche la più importante pietra miliare di un percorso che pochi anni dopo, congiungendo la compagine emiliana di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni con quella fiorentina di Maroccolo e Francesco Magnelli, assieme a Giorgio Canali, avrebbe portato alla nascita della factory del Consorzio Produttori Indipendenti. Durante le registrazioni del disco, avvenute presso Villa Pirondini, un’imponente casa colonica nel paesino di Rio Saliceto (RE), attrezzata per l’occasione a studio di registrazione e foresteria, circolava indisturbato il fotografo Luigi Ghirri che immortalà le varie fasi della convivenza del gruppo. Quelle fotografie compongono l’intera grafica dell’album.
Le quotazioni di Maroccolo come produttore artistico prendono sempre più corpo, e stavolta l’ingaggio arriva dalla band bresciana Timoria per i quali firma la produzione artistica di ben due dischi: Colori che esplodono (1990) e Ritmo e dolore (1991), anche stavolta con il coinvolgimento di Francesco Magnelli e Giorgio Canali.
Nel settembre del 2022 viene pubblicato l’album “ɪˈluːʒ(ə)n (Illusion) di Stefano “Edda” Rampoldi, su Al-Kemi Records/Ala Bianca, distribuzione Warner/Fuga, Illusion il sesto album in studio di Edda che contiene 11 brani inediti prodotti interamente da Gianni Maroccolo.
Nell’aprile del 2023 è prevista l’uscita di un libro anagrafico curato da Giuseppe Pionca e pubblicato dalla casa editrice Libri Aparte di Bergamo ed intitolato il Maroccolario – Gianni Maroccolo. Registro audio 1980-2022: “Non è una biografia, ma un dizionario di quasi 500 pagine con tutte le oltre 1.600 produzioni di Gianni Maroccolo Un libro unico. Una lettura vertiginosa”. Dalla data di pubblicazione del libro e per tutto l’anno 2023, sono stati innmerevoli gli incontri pubblici di presentazione del Maroccolario, alla presenza dello stesso Maroccolo assieme all’autore e all’editore.
Tra la fine dell’anno 2023 e le prime settimane del 2024 Maroccolo partecipa al disco tributo “Lievi Favole – Il doppio vinile con le canzoni di e per Gavinuccio Canu”, musicista sardo scomparso prematuramente. Il brano da egli reinterpretato, è condiviso con Miro Sassolini, Luca “Swanz” Andriolo e Antonio Macciocco. Il disco tributo vedrà la luce nella primavera del 2024, grazie ad una campagna di crowdfunding.
Sempre nel corso dei primi mesi del 2024, Maroccolo comincia una nuova collaborazione assieme a Marco Cazzato, Mariano De Tassis, Antonio Aiazzi, Vladimir Jagodic, Angela Baraldi, Simone Filippi, Telmo Pievani ed Andrea Chimenti presso il Teatro V. Marchionneschi a Guardistallo (Pisa).
Giorgio Agamben (Roma, 22 aprile 1942) è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. La sua opera è studiata in tutto il mondo.
Nasce nel 1997 a Cagliari e vive a Seneghe. Laureata all’Università degli Studi di Cagliari, è una geologa e lavora a Torino per la progettazione di infrastrutture in Italia e all’estero. Da 13 anni vive il Cabudanne de Sos Poetas sia all’interno del laboratorio di teatro della “Non Scuola” di Ravenna tenuti da Roberto Magnani a Seneghe, prima come allieva poi come aiuto-guida nelle edizioni dal 2017 al 2019, sia come volontaria e socia. Grazie alla compagnia teatrale “Il Teatro delle Albe” e ai laboratori della Non Scuola, scopre e coltiva la sua grande passione per il teatro e la poesia, partecipando a “Eresia della Felicità” a Sant’Arcangelo di Romagna nel 2011 e a Milano nel 2015.
Guido Celli, poeta e performer, nasce a Roma nel 1979. Ha collaborato con diversi artisti fra cui Flavio Giurato, Joe Lally, Arash Irandoust e Daniele Aristarco. Dopo aver lavorato come facchino, magazziniere, manovale ed essere stato pugile, gira l’Italia mettendo in corpo e in voce i suoi poemi, le sue performance per voce sola. Con Caterpillar porta in scena la pièce Era solo un ragazzo (Per una pedagogia dei padri in poema) e lo spettacolo Sem Plumas – Poesia carnale. È la voce del gruppo spoken word Cor:unedo, il curatore della sezione poetica della rivista “L’Almanacco de La Terra Trema” e il fondatore della casa editrice Sem Plumas.
Torinese di nascita, milanese di crescita, fu mandato nei primi anni Settanta a formare Avanguardia Operaia a Napoli. Intuito che la rivoluzione non sarebbe stata dietro l’angolo, si diede al giornalismo, alla sceneggiatura e ai fumetti, conoscendo –come direttore artistico della Fiera di Napoli- tutti i più grandi artisti delle strisce e diventando soprattutto amico di Andrea Pazienza. A metà anni Ottanta creò un’agenzia giornalistica a Gerusalemme, per poi spostarsi in Colombia nell’epoca sanguinosa di Escobar, su cui scrisse vari libri per Feltrinelli e Mondadori e una grafic-novel, edita inizialmente in Francia. Dopo aver realizzato una cinquantina di sceneggiati radiofonici per Radio Rai e lavorato anche col “Posto al sole”- dal quale si staccò, prevedendo che sarebbe durato poco (sic!) – nel 2002 approdò alla radio svizzera italiana dove continuò a fare sceneggiati, con una libertà e attenzione ormai inimmaginabili in Rai su argomenti e personaggi “scomodi”, da Escobar a Gheddafi e Chavez, da Mattei a Marielle Franco e Monika Ertl (la vendicatrice del Che) e molti altri. Oltre agli sceneggiati, per la radio di Lugano ha realizzato un centinaio di audio-documentari e nel 2024 un podcast di grande successo, “Pazienza, un altro podcast”, che sarà presentato a “Cabudanne de sos poetas” il 6 settembre.
Bakis Beks, rapper con 20 anni di attività, dopo aver cantato in pubblico una canzone che denuncia lo sfruttamento militare della Sardegna da parte dello Stato italiano e della Nato, viene condannato per oltraggio a pubblico ufficiale. I danni provocati dal processo e la sua durata lo mettono in difficoltà, ma Bakis continua a fare quello che ha sempre fatto: arte.
sito web: https://idelfilm.noblogs.org/post/2023/10/30/credits/
IRENE LOCHE, classe ’92, è una chitarrista, cantante e compositrice. Dall’energia dei palchi calcati con il trio blues Sunsweet Blues Revenge, si riscopre in questo progetto solista, molto più intimo, in cui sonorità Folk e Soul si incontrano, dove accordature aperte e ritmi lontani diventano protagonisti. Dal 2015 è ufficialmente artista Magnatone USA, unica italiana nel panorama mondiale insieme a Jeff Beck, Billy Gibbons, Keith Richards, Jackson Browne, Neil Young e tanti altri. L’8 Gennaio 2016 è uscito il primo EP “Garden of Lotus”, disponibile anche in digitale sulle più note piattaforme. Dal 2018 è diventata artista della Asher Guitars & Lap Steels insieme ad artisti come Ben Harper, Jackson Browne, David Crosby, Marc Ford, Gregg Leisz, James Valentine, Zack Brown.
Kornelia Binicewicz è una DJ di origine polacca, collezionista di dischi, creatrice di collezionista di dischi, creatrice di Ladies on Records, curatrice e narratrice. La sua passione per la musica l’ha portata in Turchia. Dal 2015 vive a Istanbul e viaggia in tutto il mondo, alla ricerca di musica ipnotica musica e storie significative da raccontare.
Nel corso degli anni ha scavato tra i dischi e artisti, esplorando i cataloghi delle vecchie etichette turche, curandone compilation
e cataloghi tra cui – “Turkish Ladies. Cantanti femminili dalla Turchia 1973 – 1988” (Epic Istanbul) e ”Uzelli Psychedelic Anadolu “ (Uzelli), entrambe pubblicate in vinile.
Kornelia cura progetti musicali multimediali e mostre, podcast e mixtape per festival musicali e stazioni radiofoniche (Radio Meuh, Radio Nova, Paranoise Radio). Collabora alla curatela di festival di musica, scrive saggi per riviste di musica e cultura. Kornelia è attiva sulla scena internazionale dei DJ dal 2015. Ha suonato su numerosi festival e palchi in Europa, Turchia, Medio Oriente e Maghreb. I suoi set sono ricchi di brani da ballare provenienti da tutto il mondo, di rarità turche e mediorientali e novità global groove .
Kornelia dà liberamente priorità alle donne nei suoi set musicali, con una selezione accurata di brani puramente slapper contenenti voci femminili provenienti da ogni angolo del mondo.
Dopo aver partecipato agli spettacoli Salmagundi (2004), LEBEN (2006) e Sterminio (2006) nel 2007 entra a far parte del Teatro delle Albe. Nel 2008 è in scena in Rosvita, “lettura-concerto” in cui intona il canto gregoriano insieme a Michela Marangoni e Cinzia Dezi in contrappunto con la voce di Ermanna. Nel 2009 debutta con ARIA PUBBLICA di Patrizia Cavalli, “miniatura vocale” a cura di Ermanna Montanari e Marco Martinelli. Nel 2010 interpreta il ruolo di Elisa ne L’Avaro. Nel 2012 partecipa alla creazione di PANTANI, drammaturgia di Marco Martinelli, dove riveste diversi ruoli. Nello spettacolo, insieme a Michela Marangoni, interpreta le cante della tradizione romagnola, in un intarsio complesso dove la partitura drammaturgica e la partitura del canto si intrecciano e si sovrappongono. Nel 2017 recita in Va Pensiero. Nel 2018 e 2019 affianca Marco Martinelli a Nairobi, in Kenia, per il progetto The Sky over Kibera, laboratorio sulla Divina Commedia di Dante con 150 bambini dello slum di Kibera, che culminerà in un esito pubblico documentato nell’omonimo film. Dal 2004 è guida nei laboratori teatrali e dal 2018 è la responsabile della non-scuola del Teatro delle Albe.
Lea Nocera è ricercatrice a tempo determinato (L-Or/13). Insegna all’Orientale dal 2007 dove impartisce gli insegnamenti di Lingua e letteratura turca per i corsi di laurea triennale e magistrale.
Nel gennaio 2015 ha conseguito l’abilitazione come Professore Associato (II fascia) in Storia contemporanea, titolo riconosciuto dall’Anvur.
Da settembre a dicembre 2014 è stata Research Fellow (Visiting Research Grant) presso lo ZMO – Zentrum Moderner Orient di Berlino.
Nel 2008 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia delle donne e dell’identità di genere (Dottorato internazionale di ricerca, IV ciclo) con una tesi dal titolo “A un passo dall’Europa. La migrazione turca in Germania Occidentale in una prospettiva di genere (1961-1984)”.
Precedentemente, grazie a una borsa di perfezionamento all’estero, ha studiato Cultural Studies (Master) presso la Bilgi University di Istanbul (2002-2003). Nel 2002 si è laureata in Scienze Politiche (Africa Mediterranea e Vicino Oriente) con la valutazione di 110/110elode
Nel 2008 ha vinto il 1° Premio Franca Pieroni Bortolotti per la migliore tesi in Storia delle donne, XVIII edizione, assegnato dalla Società Italiana delle Storiche in collaborazione con il Comune di Firenze.
Si occupa di storia della Turchia contemporanea, con particolare attenzione per le dinamiche sociali, culturali e di genere. Scrive regolarmente per Lo Straniero e collabora con Reset.DoC e Arab Media Report. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche (L’Indice, Micromega, Pagina99, Corriere della Sera, Il Manifesto).
Analista su eventi politici, sociali e culturali in Turchia, fa corrispondenze per RadioRai3, Rainews24, Radio Popolare. Realizza documentari e cura programmi radiofonici per RaiRadio3 e RSI – Radio Svizzera Italiana. Da Ottobre 2015 cura la rubrica ‘La finestra sul Mediterraneo’ nell’ambito del programma settimanale Zazà in onda su RaiRadio3.
E’ socia della SIS-Società italiana delle storiche e dell’IPO-Istituto per l’Oriente C. M. Nallino
Leandro Ventura è attualmente dirigente storico dell’arte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Dopo aver ricoperto l’incarico di Segretario regionale e direttore del Polo museale del Molise, è ora responsabile del Servizio VI (Tutela del patrimonio demoetnoantropologico e immateriale) della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, nonché direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. È stato anche direttore ad interim del Museo delle Civiltà di Roma. In qualità di docente a contratto, ha insegnato Storia dell’arte veneta presso l’Università di Roma I “La Sapienza”, e Teoria e Storia della Produzione e della Committenza Artistica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. È stato docente di Storia dell’Arte presso gli Istituti statali di istruzione superiore dal 1993 al 2015. È stato direttore della Biblioteca della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma dal 2003 al 2005, ed è membro del comitato esecutivo del Centro Studi Europa delle Corti. Dal gennaio 2011 è conservatore onorario dei monumenti di Sabbioneta.
Livia Crispolti è nata a Roma nel 1976, ha studiato con Marisa Bronzini nel suo laboratorio a Cantù – Como, con Graziella Guidotti al Tessilstudio di Firenze, all’Università La Sapienza di Roma e al Museo del Tessuto di Washington DC negli Usa. Insegna Cultura tessile e Design del tessuto all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, ha insegnato all’Università La Sapienza di Roma, all’Istituto Europeo del Design IED e alla Nuova Accademia di Belle Arti NABA. Indaga il processo di contaminazione che avviene tra le arti visive e la cultura tessile, e opera a stretto contatto con artisti contemporanei e aziende tessili. Dal 1996 scrive di cultura tessile, ed è attiva sia nell’aspetto progettuale e produttivo, sia in quello didattico. Dal 2007 al 2014 è stata curatrice di Vetrine Ripetta 133 dell’Archivio Crispolti Arte Contemporanea di Roma, spazio espositivo che si occupa di Arte del Tessuto e ha curato la rassegna Arte del filo. Nel 2016 ha curato la mostra Dialoghi di filo presso Palazzo Morando Costume Fashion Image a Milano.
La Rete Lo Stato dei Luoghi è composta da organizzazioni e persone che agiscono sull’attivazione di luoghi, gestione di spazi oppure coinvolte in esperienze di rigenerazione a base culturale nel nostro Paese, promosse e gestite da soggetti privati o del privato sociale, spesso in collaborazione con istituzioni pubbliche ed enti locali.
La Rete lavora per affermare un nuovo ruolo della cultura e dei luoghi abitati dalle socie e dai soci, per innovare le pratiche culturali, artistiche, educative, di welfare e favorire le produzioni artistiche contemporanee di ricerca.
Lo Stato dei Luoghi dà priorità all’impatto complesso sulle comunità dove intende diffondere la conoscenza e promuovere l’avanzamento della discussione pubblica sui temi della rigenerazione urbana a base culturale. I centri culturali, che aderiscono alla Rete, rappresentano già i nuovi luoghi della cultura in grado di rispondere alle sfide della contemporaneità, sono già le nuove istituzioni culturali che nascono da un patto fiduciario di numerose comunità territoriali.
Lorenzo Guerrieri nasce nel ’91 a Roma. È laureato in Lettere. È attore, autore e regista teatrale. È autore e interprete dello spettacolo Xenofilia (semifinalista al Premio Scenario 2015). Con la Compagnia Fucina Zero è autore, regista e interprete dello spettacolo La Madonna dei Topi (Teatro Basilica, 2022). Con la Compagnia Garbuggino/Ventriglia è attore nel progetto Desiderio (2023), prodotto dal Nuovo Teatro delle Commedie, con il sostegno di Teatro della Tosse e Kilowatt Festival. Con Niccolò Fettarappa è regista e interprete dello spettacolo Apocalisse Tascabile (vincitore di Inbox 2021, Directon Under 30 2020 e altri premi) e di La Sparanoia (2023), coprodotto da Sardegna Teatro e Agidi, con il sostegno di Armunia, CLAPS, Officine della Cultura, Carrozzerie n.o.t. e Spazio Zut. Nel 2023 scrive e interpreta il monologo Esercizi di resurrezione, presentato a Carrozzerie NOT, selezionato dal Festival Risveglio di Periferia e vincitore come miglior spettacolo del Festival Inventaria 2023.
È attore, regista, autore teatrale e poeta. È co-fondatore della compagnia Amor Vacui, con la quale ha ricevuto una menzione speciale al Premio Scenario 2017 per lo spettacolo Intimità. Come autore e regista collabora con il Teatro Stabile del Veneto, con la Piccionaia di Vicenza, e con l’Università degli Studi di Padova. Tra le sue altre collaborazioni quella con Teatro Boxer, la compagnia diretta da Andrea Pennacchi, e quella con il CUAMM – Medici con l’Africa, all’interno di progetti di divulgazione scientifica intorno ai temi del cambiamento climatico e della salute globale. Dal 2018 partecipa al circuito italiano del poetry slam, di cui nel 2021 è campione nazionale e nel 2022, rappresentando l’Italia alla World Cup di Parigi, campione del mondo. Ha scritto e interpreta due monologhi di poesia: ‘Stand-up poetry’ (produzione TrentoSpettacoli 2022), menzione speciale al NoLo Fringe Festival di Milano e vincitore del festival Inventaria di Roma, e ‘Questa cosa che sembra me’, prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano. Dal 2021 vive a Roma, dove ha collaborato con il Teatro di Roma e con il RomaEuropa Festival, e conduce presso Carrozzerie n.o.t il laboratorio Vale tutto.
Diplomato ceramista all’Istituto Statale d’Arte “Carlo Contini” di Oristano nel 2003, lascia la Sardegna per approfondire la sua ricerca sulle arti grafiche nel Regno Unito frequentando la University of East London. Allievo di Antony Gormley a Londra, lavora inoltre agli allestimenti delle più grandi gallerie d’arte di fama internazionale: White Cube, galleria continua, Massimo De Carlo per citarne alcune. Collabora con il Museo Nivola di Orani e l’associazione Perda Sonadora.
Maria frequenta la Scuola d’Arte di Oristano, mentre Luciano si forma da autodidatta. Il sodalizio artistico e sentimentale, che ha inizio nel 1972, permette la commistione dei due approcci differenti, attraverso la fusione costante di tecnica e gesto istintivo. Nelle opere della Illotto, le figure ritratte sono prevalentemente le donne del paese(Seneghe) e le anziane, colte nei momenti della vita quotidiana. In tutti i suoi lavori, anche quelli meno figurativi, sono presenti motivi di riflessione sul femminile, in cui le forme traducono il mistero di una natura che oscilla tra l’accoglienza e la prigionia. Luciano ha trovato nei quadri di grande formato e nelle sculture in basalto, la forma espressiva a lui più congeniale, con risultati di forte impatto sullo spettatore. La pietra locale non si cristallizza nelle opere degli artisti seneghesi, ma consente il fluire della natura vivente, in cui richiami al primordiale raccontano il segreto e il mistico di un territorio ancora da scoprire. Negli anni ‘70 gli artisti entrano a far parte del gruppo di Antonio Amore, lavorando insieme e prendendo parte a diverse collettive, fino agli anni 80, quando i due artisti rafforzano il loro sodalizio artistico staccandosi dal gruppo. Insieme, espongono a Roma, Milano, Sassari. Nel 1990 la loro arte trova dimora in un’antica casa del centro storico di Seneghe che diventa il loro laboratorio e spazio espositivo. Lo “studio-galleria” ospita da allora una mostra permanente, offerta secondo il criterio di libertà e istinto che è da sempre costante del loro lavoro. Le opere si presentano al visitatore prive di coordinate e denominazione, volontariamente destinate a una fruizione spontanea, in cui trovano spazio il caotico, il rifiuto, la paura e l’attrazione, per opere che a distanza di anni non perdono il loro elemento vitale.
Luigia Sorrentino è nata a Napoli e lavora alla Rai. Ha fondato e dirige dal 2007 il primo blog della Rai dedicato alla Poesia sul sito di Rai News 24 (poesia.blog.rainews.it). Fra le pubblicazioni di poesia: C’è un padre (Manni, 2003), La catterale (il Ragazzo Innocuo, 2008), L’asse del cuore («Almanacco dello specchio» Mondadori, 2008), La nascita, solo la nascita (Manni, 2009, prefazione di Maurizio Cucchi), Olimpia (Interlinea, 2013-2019, prefazione di Milo De Angelis, postfazione Mario Benedetti), Inizio e Fine (I quaderni di Stampa2009, 2016, a cura di Maurizio Cucchi). Le sue poesie sono state tradotte in numerose lingue. Fra i suoi libri pubblicati all’estero: Olimpia (Recours au Poème Editeur, 2015, traduzione in francese di Angèle Paoli), Figure de l’eau/Figura d’acqua (Al Manar, 2017, con inchiostri di Caroline François-Rubino, traduzione in francese di Angèle Paoli ), Début et Fin (Al Manar, 2018, con collage di Catherine Bolle, traduzione in francese di Joëlle Gardes), Olympia (Al Manar, 2019, con disegni di Giulia napoleone, traduzione in francese di Angèle Paoli), Olimpia (RiL Editores, 2020, traduzione in spagnolo di Antonio nazzaro) uscito in Cile e in altri paesi latino americani. Per il teatro ha scritto e pubblicato il dramma Olimpia, tragedia del passaggio (2020), una produzione del Napoli teatro Festival Italia diretto da Ruggero Cappuccio, messo in scena nel Palazzo Reale di Napoli il 16 luglio 2020.
Lìberos
Lìberos è un’associazione nata per promuovere la lettura in Sardegna e lavora per migliorare l’accesso a un’offerta culturale di qualità a partire dal dialogo con le comunità, le scuole, le imprese e le istituzioni per raggiungere tutti quei luoghi dove le occasioni di incontro e crescita culturale sono più rari.
Éntula
Éntula è stato fondato nel 2013 da Lìberos con l’obiettivo di contribuire alla coesione sociale delle piccole comunità della Sardegna e di rendere la fruizione culturale consueta, specie nei centri esclusi dai grandi eventi. Il festival è diffuso nello spazio, perché interessa tutto il territorio sardo, e nel tempo, poiché è articolato in quasi tutto l’anno solare.
Progetto InCoros
Nato con la volontà di rigenerare la comunità di Codrongianos, perché sia capace non solo di immaginare un modello diverso di accoglienza, ma per essere messa in condizione di costruire percorsi di nuova economia e potenziamento del tessuto sociale, il progetto InCoros è risultato vincitore del bando borghi storici del Ministero della Cultura, finanziato con i fondi del PNRR.
Gli obiettivi sono numerosi e interessano diversi aspetti, tra cui quello culturale. Al riguardo sono previsti, tra gli altri, attività laboratoriali nelle scuole, presentazioni di libri, coordinamento di gruppi di lettura, organizzazione di momenti di scambio che facilitino la creazione di una nuova cultura di comunità.
Manolo Luppichini è regista, autore e filmmaker. Negli ultimi 30 anni ha dato vita a numerosi progetti media pionieristici che combinano nuove tecnologie, questioni sociali e arte. Ha prodotto reportages, documentari, video musicali, campagne pubblicitarie e contenuti trans-mediali filmando in Europa, Stati Uniti, Africa, Medio Oriente e Asia meridionale.
Marcello Anselmo è chercheur associé dell’UMR TELEMMe (CNRS/Aix-Marseille Université) e assegnista di ricerca presso il DISSE, Università La Sapienza di Roma. E’ Ph.D in History and Civilization, titolo conseguito presso l’Istituto Universitario Europeo. Nel 2008 porta a compimento un percorso universitario d’eccellenza durante il quale si è specializzato in Storia Contemporanea e Storia sociale acquisendo competenze specialistiche nella ricerca, interpretazione di fonti d’archivio e fonti orali, seguito dall’impegno come docente di storia contemporanea e storia dell’inchiesta sociale all’Università degli Studi Federico II di Napoli, dal 2014 ha applicato le competenze scientifiche acquisite in attività professionali incentrate sullo studio e narrazione di aspetti complessi della storia del Mezzogiorno italiano. Il suo approccio metodologico è interdisciplinare e attento all’uso di diversi codici e linguaggi narrativi. Si specializza nella realizzazione produzione di documentari radiofonici diventando autore/regista e responsabile di programmazione per RaiRadio3 e autore per la ReteDue della Radio Svizzera in lingua Italiana (RSI) e l’emittente tedesca WDR. Il suo lavoro radiofonico è affiancato da una costante ricerca e attenzione alle dinamiche di trasformazione urbana e sociale della città di Napoli, ricoprendo il ruolo di caporedattore della rivista specializzata in inchiesta sociale e urbana Napolimonitor.it, di editor per la saggistica della casa editrice l’Ancora del Mediterraneo nonché attraverso la realizzazione di libri e articoli pubblicate da riviste e quotidiani nazionali. Il lavoro di approfondimento della realtà napoletana si concretizza anche attraverso la realizzazione di un documentario cinematografico per l’Istituto Luce/Cinecittà dedicato al rapporto contraddittorio tra il mare e la città (www.posidonia.it). La sua attività professionale è costantemente indirizzata allo studio delle dinamiche storiche, motivo per il quale, nel 2015, decide di dedicarsi nuovamente alla ricerca storica e storiografica concentrandosi sullo studio delle attività economiche informali e le pratiche dell’abitare del proletariato marginale di Napoli e sulla relazione tra sviluppo urbano e condizione igienico-sanitaria. In particolare modo studiando il secondo dopoguerra e gli anni ’70. Come ricercatore associato presso l’UMR Telemme, CNRS-Aix-Marseille Université e assegnista di ricerca presso il DISSE-La Sapienza Roma, si occupa di storia sociale dell’abitato popolare nell’Europa Meridionale.
Nato e cresciuto a Ghilarza, tra un ballo sardo, un canto a cuntzertu e una suonata, si laurea in antropologia. Dal 1996 al 2005 ha lavorato per ISSA (Istituto Studi sull’Ambiente) in qualità di progettista, formatore, coordinatore e ricercatore, collaborando con scuole di ogni ordine e grado, Amministrazioni locali, Associazioni per la progettazione e realizzazione di percorsi didattici, formativi e culturali. Il poter frequentare tanti paesi gli ha permesso di continuare a ballare, cantare e suonare imparando così danze e musiche di tante comunità sarde. Proprio per questa esperienza di girovago, come il dolce Remi, dal 2007 al 2014 è docente di Etnocoreografia della Sardegna e di Laboratorio e studio della musica sarda nel corso di Etnomusicologia presso il Conservatorio Statale di Musica “G. P. da Palestrina” di Cagliari. Dal 2006 è direttore del Centro Servizi Culturali U.N.L.A. di Oristano, fatto questo che rallenta il suo nomadismo continuo. Ogni tanto, quando non balla, canta o suona, scrive delle sue esperienze spacciandole per ricerche che conduce da oltre trent’anni: la tesi di laurea dedicata ai Carnevali di Aidomaggiore e Ghilarza; Un paese in ballo. Danza e società nel carnevale seneghese (Condaghes Edizioni); i Volumi 8 e 9 Strumenti musicali, dell’”Enciclopedia della Musica Sarda” pubblicata da L’Unione Sarda, Cagliari, 2012. Questi ultimi, per fortuna dei lettori, realizzato con un curatore scientifico serio, con Marco Lutzu.
Vista la sua passione per la musica e il fare musica la sua fiaba preferita è Il pifferaio di Hamelin. È convinto che suonando per le vie con i suoi “magici” strumenti possa condurre al Centro tante persone.
Maria Edgarda Marcucci (Roma, 1991) scrive e traduce.
Negli anni però, per mantenersi, ha fatto la barista, la cameriera, la baby-sitter, la venditrice di panettoni e molti altri lavori, uno più precario dell’altro. Dal 2011 è attiva in diversi movimenti sociali e tra il 2017 e il 2018 si è unita alle Ypj, unità combattenti femminili fondate nel 2013 in Rojava (Kurdistan), che sono state protagoniste della sconfitta militare e territoriale dell’Isis. Al ritorno in Italia, dopo un anno di udienze, il 17 marzo 2020 è stato emesso un decreto di sorveglianza speciale nei suoi confronti per due anni, perché ritenuta «socialmente pericolosa».
Maria Grazia Perria è un aregista e sceneggiatrice sarda. Diplomata in Animazione teatrale alla scuola del Piccolo Teatro, ha lavorato per molti anni in televisione occupandosi all’interno del “Gruppo Ottanta” di prodotti per ragazzi, principalmente per il format Bim Bum Bam, scrivendo i testi. Ha scritto prodotti seriali e sitcom. Dagli anni ’90 si è occupata di cinema, aprendo una sua casa di produzione, la Fuori Formato, con cui ha realizzato prodotti indipendenti di giovani autori. Ha insegnato sceneggiatura presso il Politecnico di Milano, l’Università IULM, la Scuola Holden di Torino. Dal 2002 insegna alla Scuola di Cinema di Milano. Nel 2017 è co-regista, co-sceneggiatrice e co-autrice del soggetto del film dedicato ad Antonio Gramsci Nel mondo grande e terribile, nel 2024 firma il film L’amore e la gloria.
Maria Teresa Ciammaruconi, meridionale di origine, è nata a Roma nel 1952 dove vive. È attiva nell’ambito della letteratura sia come operatrice culturale che come poeta. Ha ideato e coordinato rassegne e opere collettive con l’obbiettivo di valorizzare la sinergia tra diversi linguaggi artistici. Le sue opere nascono spesso dalla collaborazione con artisti: Turi Sottile, Vincenzo Balena, Patrizia Bonardi, Silvana Baroni, Italo Scelza, Piero Varroni Ha pubblicato sei sillogi di poesia: – Lipè – 1998, ed. Artecom; – Iperpoema – 2004, ed. Fermenti; -Donne Madonne e Santi – 2006, ed. Lepisma; – Tuttominuscolo – 2009, ed. Azimut; – I volti di Lou – 2012, ed. cfr, ibrida; – Trasloco – 2015, ed. Leggeredizioni. Da Trasloco è stato tratto un testo teatrale dalla regista Mariella Pizziconi. Il Conservatorio di Bologna ha messo in scena la riduzione in forma oratoriale di Sonata a Kreutzer di Tolstoj. Oltre a vari racconti, ha pubblicato il romanzo Nel segreto dei nomi – 2023 ed. Ad este dell’equatore (vincitore a Premio Inedito) e Il dono, di imminente pubblicazione con l’editore Croce. Attualmente collabora con la rivista Dromo, rivista per un terzo pensiero e con la Penny Wirton, scuola per l’insegnamento di italiano agli immigrati ideata e diretta da Eraldo Affinati.
Foto credit: Dino Ignani
Mariangela Sedda, originaria di Gavoi, vive a Cagliari. Laureata in filosofia, ha insegnato nelle scuole medie superiori. Ha scritto molti racconti tra cui il più noto è Storie di ordinaria scrittura (Stampa Alternativa, 1992), il più recente è Fedeltà in Le storie salvano la vita? (Mavida, 2006), vari testi teatrali come L´esilio dei re (Condaghes, 2000) e Scavi: Storie di miniera, un monologo andato in scena con le musiche di Mauro Palmas, e il romanzo epitolare Oltremare, trasmesso da Rai International nel ‘99 e pubblicato da Il Maestrale nel 2004.
Quest´ultimo, ambientato nel primo quarto del novecento, narra la storia di due sorelle separate dall´emigrazione della maggiore in Argentina´ e comprende eventi cruciali come la prima guerra mondiale e l´avvento del fascismo.
Mariangela Sedda ha scritto anche numerosi racconti per l´infanzia. L´ultimo Sotto la statua del Re, (Delfino, 2005) è stato presentato quest´anno alla fiera del libro di Torino.
Collabora alle pagine culturali di riviste e quotidiani regionali e nazionali. Ha fatto parte della redazione della rivista Società sarda e collabora, attualmente con la rivista Portales.
Mario Cubeddu è nato a Seneghe, in provincia di Oristano, nel 1947. È cresciuto in una famiglia e in un mondo contadini in cui i mezzi di locomozione erano cavalli ed asini e l’energia per il trasporto e l’aratura dei campi era fornita dal giogo dei buoi. Ha studiato Lettere Antiche all’Università di Cagliari e ha insegnato materie letterarie negli Istituti Superiori. Si è occupato di storia del mondo agrario e di storia sociale della Sardegna nel XX° secolo, pubblicando alcuni saggi sull’argomento. È tra i promotori del festival di poesia “Cabudanne de sos poetas” di Seneghe, inaugurato nel 2005. Suoi componimenti poetici sono stati premiati al Premio “Giuseppe Malattia della Vallata” di Barcis e al Premio “Giulio Angioni” di Guasila. Alcune sue poesie sono state tradotte in francese da Franc Ducros e pubblicate da Revue Europe, e altri testi tradotti in occitano da Bruno Peyras sono apparsi sulla rivista OC. Areputzu è il suo primo libro di poesie.
Foto credit: Alice Mastinu
Mauro Liggi, 41 anni, medico specialista in Gastroentrologia ed Endoscopia Digestiva, fotografo, poeta. Da pochi giorni in libreria la sua prima raccolta in versi “Anima scalza”, edito da Amicolibro. Appassionato di fotografia street, documentarista, reportagistica, il suo libro fotografico “Una magica vita” e alcuni suoi progetti sono stati in mostra in numerose località della Sardegna.
Psicologo Sordo, Psicoterapeuta e Psicopatologo Forense, CTU del Tribunale di Brescia, formatore, esperto di sordità. Ha attivato i “Gruppi d’incontro per adolescenti sordi” presso l’Istituto Statale dei Sordi di Roma con Rosanna Bosi e Roberta Tomassini. Ha contribuito con Rosanna Bosi ai seguenti volutmi: Il workshop sugli aspetti psicologici, in L’assistente alla comunicazione per l’alunno sordo. Chi è, cosa fa e come si forma. Manuale di riferimento per gli operatori, le scuole e le famiglie di R. Bosi, R. Tomassini e S. maragna (Milano, 2007), L’interprete LIS sa essere mediatore linguistico-culturale? I segni raccontano, La Lingua dei Segni Italiana fra esperienze, strumenti e metodologie a cura di C. Bagnara, S. Fontana, E. Tomasuolo e A. Zuccalà (Milano, 2009) e, con Virginia Volterra, Le Lingue dei Segni nel mondo, Opera Treccani Terzo Millenio – Enciclopedia Treccani (2009). Recentemente ha pubblicato un romanzo autobiografico col titolo Non ti sento ma ti ascolto (Roma, 2021).
Meri Calvelli, cooperante della ONG italiana ACS (Associazione di Cooperazione e Solidarietà in Palestina), da decenni interviene con progetti di sviluppo a Gaza ed è la direttrice del Centro Italo-palestinese di Scambio Culturale VIK (dal nome di Vittorio Arrigoni).
Michele Arcangelo Firinu è sardo, del ’45, e vive a Roma. Negli anni ’80, a Milano, è stato redattore del periodico letterario il bagordo. Negli stessi anni, con il gruppo Orfeo80, è stato tra i promotori di alcuni tra i primi laboratori di scrittura creativa in Italia. Ha organizzato e curato svariate attività culturali. Nel 2008 e nel 2014 nel suo paese, Santu Lussurgiu (OR), ha curato la direzione artistica di A libro aperto, uno degli 8 festival letterari della Sardegna.
Suoi testi sono presenti su riviste, blog è in diverse antologie.
Ha pubblicato i seguenti libri:
Luminescenze, con sette disegni di Luigi Dragoni, il 174 della Collana dei Numeri, Editrice Signum d’Arte diretta dal pittore Claudio Granaroli.
Il piede sulla luna – Poesie 1980-2023, Fermenti Editrice, 2023.
Sta dando alle stampe un libro di poesie dedicate alla Sardegna: Sardegna in bianco e nero – Diario di piccole grandi storie negli anni Cinquanta – Bitti – Teti – Nuoro – Santulussurgiu – Bosa – Archè – Isolitudine.
Foto credit: Dino Ignani
La Cooperativa di Comunità Mussura nasce a Seneghe, nella regione storica del Montiferru. È qui che si trovano i nostri vigneti, tra i 300 e 500 metri s.l.m. Siamo un gruppo di amici e amiche, under 40: operai, enologi, gastronomi, architetti, ingegneri, comunicatori, grafici, antropologi. Donne e uomini che hanno deciso di rientrare e restare nel loro paese di origine. Siamo un’impresa agricola a gestione cooperativa, e ci dedichiamo principalmente alla gestione di vigneti, da cui produciamo e commercializziamo vini naturali e con un forte legame con il territorio. Offriamo inoltre servizi di gestione e conto-terzismo agricolo, progettazione e realizzazione eventi, per i quali possiamo anche curare la parte logistica. Organizziamo attività di turismo rurale e gastronomico, attività didattiche ed esperienziali su scala locale, anche attraverso servizi di ospitalità.
Dottoressa di ricerca in Studi filologici e letterari con una tesi sulla lingua del nuovo cinema sardo.
Da febbraio 2023, è assegnista di ricerca nell’ambito del progetto ATLas (Atlante delle Televisioni Locali in Italia; referente scientifico: Prof. Diego Cavallotti). È stata titolare di due assegni di ricerca nell’ambito del SSD L-ART/06, uno dei quali all’interno del progetto di ricerca “Il cinema come disciplina”, coordinato da David Bruni, Antioco Floris, Massimo Locatelli e Simone Venturini (a.a. 2018/19).
Ha scritto numerosi saggi e articoli su riviste scientifiche nazionali e internazionali.
Niccolò Fettarappa Sandri (Roma, 1996) si laurea in filosofia a Bologna. Scrive, dirige e recita per il teatro. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio In-Box 2021 con Apocalisse Tascabile, che scrive e porta in scena in tutta Italia con successo.
nicol* angrisano irrompe nel mediascape un giorno imprecisato del 2003. Nel 2004, alla testa di un gruppo di mediattivisti accende il primo trasmettitore: è un segnale che disturba, che crea “increspature sulla superficie monotona e liscia del panorama mediatico”. Nasce insu_tv, televisione pirata a Napoli, che trasmette in un cono d’ombra sulle frequenze di S19. La storia di nicol* angrisano e quella di insu_tv sono indissolubilmente legate: qualcuno infatti sostiene che Nicol* Angrisano è insu_tv. In questi 5 anni l’emittente napoletana realizza diverse inchieste sui territori, è al fianco dei movimenti e attraversa diverse esperienze. Insu_tv da’ voce a chi non ha diritto di cittadinanza nell’informazione mainstram. nicol* angrisano è la molteplicità delle visioni e dei punti di visita, è l’ibridazione delle forme: si scrive con lettera minuscola perchè rifiuta il concetto di autorialità, si scrive con l’asterisco perchè si declina in tutti i generi. E’ un’identità collettiva di un gruppo di mediattivisti che in maniera radicale cercano diverse chiavi di lettura per trasformare semplici narrazioni in strumento di lotta e di liberazione dal giogo della dis-informazione del potere.
Nicola Crocetti è nato nel 1940 in Grecia. È cresciuto e ha studiato a Firenze, negli Stati Uniti e a Parigi, e vive a Milano, dove ha lavorato per 35 anni nell’editoria e come giornalista. Ha fondato la casa editrice Crocetti nel 1981 e la rivista “Poesia” nel 1988. Ha tradotto migliaia di pagine di narrativa dal greco e oltre centomila versi di tutti i maggiori poeti greci contemporanei. Dopo sette anni di lavoro, nel 2020 ha completato la traduzione integrale del capolavoro di Nikos Kazantzakis, Odissea, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio per la traduzione del ministero della Cultura greco.
Nicoletta Di Vita è filosofa e traduttrice. Dopo gli studi tra l’Italia e la Germania, ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia presso l’École Normale Supérieure di Parigi. I suoi studi spaziano dal pensiero e la poesia antica alla filosofia contemporanea, alla linguistica e all’antropologia. Presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli svolge una ricerca sul lamento. Collabora con diverse case editrici italiane ed è traduttrice di saggi dal francese e dal tedesco. Tra le sue pubblicazioni: Il nome e la voce. Per una filosofia dell’inno (Neri Pozza, 2022), Hostis, hospes. Lo straniero e le ragioni del conflitto (IISF Press, 2020), l’edizione italiana di É. Benveniste, Lingua e scrittura. Ultime lezioni (Neri Pozza, 2023), l’edizione completa dei Quaderni di Giorgio Agamben (Quodlibet, 2024).
Dopo aver compiuto studi a Parigi, influenzato dai lavori di Édouard Glissant, Patrick Chamoiseau ritorna in Martinica e s’interessa approfonditamente alla cultura creola. Pubblica il suo primo romanzo nel 1986. Ottiene la consacrazione letteraria nel 1992 vincendo il premio Goncourt con Texaco, romanzo che disegna un affresco della vita Martinicana su tre generazioni. La sua opera dipinge i tratti della cultura popolare martinicana, quella delle persone modeste e delle loro lotte. Chronique des Sept misères (“Cronaca delle sette miserie”) evoca il triste destino dei djobeurs, uomini tuttofare nei mercati di Fort-de-France, la cui presenza si fece sempre più rara con la perdita d’influenza commerciale di questi stessi mercati. Texaco descrive la vita in una bidonville nei pressi di Fort-de-France e la lotta per la salvaguardia dei costumi autenticamente creoli. Cercando di restituire i sapori e i dolori dell’esistenza caraibica, l’autore preferisce tuttavia l’evocazione del passato a scapito d’una trama ambientata in un’epoca contemporanea. L’altra direzione intrapresa dall’autore consiste nel lavoro di scrittura, innovativo dal punto di vista tecnico e stilistico. Secondo Chamoiseau, la cultura antillana si è creata sulla base dell’oralità. Così, tutta la sua opera è volta alla ricerca di una traduzione scritta dell’oralità e di una vera riflessione su questo tipo di scrittura (cfr. Ecrire en pays dominé).
Difesa della Créolité
Chamoiseau partecipa anche alla creazione del manifesto della Créolité con Jean Bernabé e Raphaël Confiant.
Questo movimento susciterà un grande interesse, prima di tutto negli ambienti letterari antillani (si può evocare qui il relativo ravvicinamento di autori come il guadalupegno Ernest Pépin, o anche l’interesse dimostrato dall’haitiano René Depestre).
Chamoiseau presta il suo talento anche al cinema scrivendo le sceneggiature de l’Exil du roi Behanzin (1994), Passage du milieu (2000) e Biguine (2004) (tutti e tre diretti da Guy Deslauriers). Nel 2007 scrive la sceneggiatura di un nuovo film che ripercorre la vita del giornalista André Aliker (che fu assassinato mentre si apprestava a smascherare un affare compromettente fra béké, ricchi proprietari terrieri di origine francese).
Amico di Édouard Glissant, cerca di sviluppare con quest’ultimo il concetto di mondialità, in vista di tradurre, su un piano sia politico che poetico, una nuova concezione del mondo che sarebbe fondata sull’apertura delle culture, la protezione degli immaginari dei popoli, i quali scompaiono lentamente sotto l’azione uniformatrice del mondo provocata dalla globalizzazione.
Originario di Bonacardo, classe 1982, prossima laurea in Economia, Pierluigi si trasferisce a Cagliari con i genitori, la moglie Isa Pais e le sorelle Chiara, Valentina e Elisabetta nel giugno del 2017. Troppo piccola l’amata piazza oristanese per contenere le buone intenzioni di tutti. Nell’arco di pochi mesi la famiglia colonizza un paio di isolati del centro storico cittadino non con una ma con 3 insegne: un ristorante (Josto), una pizzeria (Framento) e una macelleria con cucina (Etto). JOSTO. L’insegna ammiraglia dei Fais è un locale post-industriale ricavato in un vecchio deposito di legname. E’ diviso in due sale dalle luci basse e arricchito dalle playlist analogiche di vinili letti con un volume più alto della media (Capossela, Caparezza o funky Seventies). “Josto” è il nome di un combattente che osò sfidare l’esercito romano un paio di secoli prima di Cristo. I mulini a vento di Pierluigi sono i piccioni o i maialini da latte che dilagano, i ricci di mare pescati a strascico, la bottarghe d’importazione e tutte quelle contraddizioni o cattive abitudini di un’isola che farebbe bene a esplorare con più attenzione e virtù il suo potenziale.
Sono nato il 27 giugno del 1942, a Nuoro, dove lavoravano mio padre e mio nonno, a sei mesi e fino a cinque anni ho vissuto nella piccola comunità di Meana Sardo, e da allora a Cagliari.
Dopo il liceo ho studiato Architettura a Milano per due anni, poi sono ritornato a Cagliari dove mi sono laureato in Filosofia con tesi in Antropologia Culturale, il 27.11.1969. Il mio relatore di laurea era Alberto Mario Cirese, Maestro negli studi, e guida in un percorso universitario pur assai indipendente. Tre giorni prima, il 24 novembre 1969 era nata la mia prima figlia, la seconda nacque nel 1971. Mi ero sposato nel 1965.
La mia vicenda di studente si era incontrata con la politica che aveva allungato un po’ i progetti di laurea. Ho insegnato nelle scuole medie e all’Istituto magistrale (ho vinto il ruolo di Storia filosofia psicologia e pedagogia nelle scuole superiori) in Provincia di Cagliari fino al 1973, quando facendo domanda di incarico all’Università di Siena ho cominciato ad insegnare qui, nella Facoltà di Lettere, prima “Letteratura delle Tradizioni Popolari” e poi “Storia delle Tradizioni Popolari”.
La mia tesi di laurea era stata pubblicata da Laterza con il titolo Franz Fanon tra esistenzialismo e rivoluzione, avevo scritto un saggio sulla casa rurale sarda, e la mia domanda fu accolta. Ho rinunciato al ruolo nella scuola secondaria, mi sono trasferito con tutta la famiglia a Siena ed ho fatto didattica e ricerca sul campo sulle tradizioni popolari dal 1973/74 al 1990/91, diventando da ‘incaricato esterno’, ‘stabilizzato’, e poi ‘associato’ e infine ‘ordinario’.
Nel mio lavoro di storico delle tradizioni popolari (o folklorista o demologo) ho traversato in lungo e in largo la Toscana stabilendo contatti con il territorio in forte sodalizio con Gastone Venturelli e Roberto Ferretti che dal Nord al Sud, l’uno da universitario l’altro da outsider, esploravano e monitoravano le culture locali toscane, insieme a tanti altri intellettuali e appassionati con i quali ho spesso collaborato. Ho avuto incarichi in comitati scientifici di molti Enti Locali ed ho cercato anche di coordinare il movimento di rivalutazione del territorio che in Toscana ho vissuto per tutti gli anni ’70 e oltre.
A parte i temi teorici che sono sempre stati per me appassionanti e che la ricerca sul campo continuamente rinnovava, ho lavorato soprattutto su due temi il ‘teatro popolare’ (nell’area concettuale del rito e della festa) e la museografia della cultura contadina mezzadrile. In verità quest’ultimo è stato il mio tema dominante: riconoscere e dare parola ai mezzadri, ai boscaioli, ai migranti di una vivissima cultura toscana, resa ormai silenziosa dai processi di modernizzazione e da una sorta di autocondanna all’oblio. Ho lavorato in controcorrente rispetto alla antica fierezza delle culture urbane per valorizzare le vite quotidiane, le forme di cerimonialità, il senso dello spazio o del cibo dei contadini. Il mio tema anche di passione civile è stato in effetti ‘la cultura contadina’ in Toscana. L’attenzione per un approccio storico mi ha spinto anche a studiare i cambiamenti e le lotte sociali.
Alla fine degli anni ‘80 ho condiviso un clima di rivisitazione degli studi antropologici che veniva dagli Stati Uniti e che diede vita a un indirizzo che fu detto di Antropologia interpretativa e si connesse con il cosiddetto ‘postmodernismo’. In questo quadro, con un gruppo di lavoro senese, ho fondato la rivista Ossimori, la rivista ha vissuto per 10 numeri (1992-98) ed è stata una esperienza bellissima anche di ricerca di comunicazione con discipline affini e su temi di tutti gli studi umanistici. Abbiamo cercato di contrastare l’ipersettorialismo e di ritrovare una comunicazione intellettuale trasversale. Ma infine abbiamo ceduto alla fatica, alle resistenze dell’editore e all’esaurirsi del ciclo di discussione in antropologia.
Il lavoro all’Università di Roma, dove ho sostituito dal 1991/92 Alberto M. Cirese che andava “fuori ruolo”, ha visto un forte potenziamento delle modalità di gestione della didattica, in particolare con i seminari avanzati, l’organizzazione di corsi diversi per i livelli di studio pre-laurea e infine per il Perfezionamento e il Dottorato. Per 10 anni ho diretto e seguito stages di ricerca-didattica sul campo degli studenti ‘avanzati’. Ho fatto anche esperienze di didattica per adulti nei seminari della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (AR) e ne ho riportato nella didattica universitaria gli insegnamenti con grande utilità. Dell’esperienza romana fanno anche parte organica esperienze di scambio e lavoro tra antropologi sia su temi del confronto teorico che della ricerca e della didattica assolutamente irripetibili altrove, ma che spero mi forniscano una rete di riferimento per dialoghi da continuare anche da un’altra e non lontana sede universitaria.
Sul piano professionale sono stato coordinatore della Sezione di Antropologia Museale dell’Associazione Italiana di studi Etno Antropologici e sono oggi Presidente di “Antropologia Museale. Società per i musei e i beni culturali demo-etno-antropologici”
Il mio interesse per le culture locali ha attualmente due poli di attenzione speciale: il primo riguarda l’Archivio Nazionale Diaristico di Pieve Santo Stefano in Provincia di Arezzo e il secondo lo straordinario ‘museo spontaneo’ di Ettore Guatelli ad Ozzano Taro gestito da una Fondazione dopo la sua morte. Il mio lavoro su temi di storia del territorio ha poi fatto sì ch’io facessi parte della Commissione di Studio sulle stragi naziste in Toscana creata dal Consiglio regionale.
Negli ultimi anni del lavoro didattico e di ricerca a Roma ho cominciato a dirigere tesi e riflettere sui temi della immigrazione e, per questa via, sull’antropologia urbana e l’interculturalità. Sono però anche ritornato ad alcuni temi che avevo aperto da studioso di tradizioni popolari, in particolare la scrittura popolare e la ricerca con il metodo delle storie di vita, inoltre il tema della memoria storica e del tempo storico. Sui temi dell’intercultura sono tornato quindi per l’interesse della Facoltà di Lettere di Firenze. Il mio profilo è oggi di ‘antropologo dell’Italia’(formatosi soprattutto sulla Toscana) che è, come dire, di un ‘folklorista’ che ha allargato le sue attenzioni alla modernità e ai contesti ed arricchito la sua esperienza metodologica con dibattiti e resoconti dell’antropologia extraeuropea e del mondo globale.
Pina di Gennaro nasce a Napoli il 9 marzo 1977.
Si forma presso il Teatro dell’Anima ed il Teatro Elicantropo di Napoli. Si laurea con il massimo dei voti presso l’Università Federico II di Napoli con una tesi in filosofia morale: dottrine razziali e questione meridionale. E’ tra le fondatrici di Teatri di Seta e della Scuola di Teatro Arte-Terapia
Anthea. Regista, attrice e formatrice opera in campo teatrale e socio-pedagogico con progetti comunitari ed educativi, spesso in contesti attraversati da forte disagio. Particolarmente rilevante è il suo lavoro con i cittadini migranti presso il Centro Polifunzionale Piazza Forcella e Casa Cidis,con progetti promossi da Mibact, Comune di Napoli, Regione Campania, Comunità Europea, Nuovo Imaie, Fondazione Campania dei Festival, Unione Europea. Riceve nel 2022, dall’Università Federico II di Napoli, il titolo di Ambasciatrice dell’Inclusione per il suo impegno con i ragazzi stranieri residenti in Italia. In qualità di regista e formatrice ha collaborato con diverse realtà nazionali e internazionali tra le quali: Fondazione Campania dei Festival- Centro Starigrad ed Erg Status Teather (Belgrado )Theatre a HuisClos (Parigi), Esperimento 20 (Na), D.I.C. Center (Lubiana), Arcan (Burkina Faso- Africa), Teatro della Limonaia (Firenze), Fondazione Toscana Spettacolo, Teatro della Caduta (Torino), Universita Parthenope e Università degli Studi di Napoli Federico II, Save The Children, il Tappeto di Iqbal, Fondazione Città del Sole, A.I.G. e Ministero per la Gioventù , Cidis Onlus, Università Orientale di Napoli, Vodisca, Venti d’Arte .Ha realizzato inoltre percorsi di arte e teatro in numerose scuole cittadine di diverso ordine e grado, tra le quali: Novaro, I.C.S. Confalonieri ,Quarati, Morelli, Poerio, Madonna Assunta e tante altre. Attualmente è docente per il progetto Erasmus Plus: Mirta (Italia- Spagna -Turchia) ; presso la scuola Vodisca Teatro, presso il Mattoncino. E per i progetti: giochiamo a fare teatro e lingue migranti. E’ tra le vincitrici, nel 2009, del concorso nazionale La parola ed il gesto, come attrice e regista (Presidente di giuria Roberto Herlitzka) e nel 2010 ha ricevuto una Menzione Speciale per il concorso Fuori Luogo. Nel 2022 ha partecipato al Teatro Festival Italia e alla sezione Quartieri di Vita del Festival con lo spettacolo chiedete e vi sarà dato di cui ha firmato la regia con Andrea Jimenez Garcia e nel 2009 vi ha partecipato con lo spettacolo Just (testo di Ali Smith) – Galleria Toledo. Nel 2010 ha curato la regia di Terra di Mezzo che ha debuttato presso il teatro S. Ferdinando di Napoli e ha vinto il Premio Landieri nel 2012. Ha firmato inoltre la regia e la drammaturgia di Links che ha debuttato a Belgrado nel 2014, di Dentro la Cenere (inspirato ad un testo di Ariel Dorfman ), Uccelli bianchi, Uccelli neri presso il Teatro Trianon Viviani e Felicità Nonostante, premio Migliore Spettacolo Fringe HART 2017, ed Antigone In teatro, come attrice, ha lavorato tra gli altri per: Carlo Cerciello, Walter Manfrè, Stefano Reali, Ciro Sabatino, Boris Caksiran, Germain Ouedraogo. Nel 2017 è nel cast del film La Recita, prodotto da Teatri di Seta, che vince il Premio MigrArti Cinema 2017 alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e nel 2018 produce con Teatri di Seta e Zen Movie La Gita, (con Filippo Scotti) vincitore a Venezia come migliore fotografia e migliore regia nella sezione Migrarti. È inoltre, tra gli altri, nel cast de l’Amica Geniale con il ruolo di Melina Cappuccio , ne La Santa Piccola di Silvia Brunelli, Il Pataffio di Francesco Lagi (al fianco di Alessandro Gassman, Velerio Mastandrea, Giorgio Tirabassi e Lino Musella), Il peso esatto del vuoto di F. Pirozzi ( con Peppe Servillo e Crisitina Donadio.) ,IlCommmissario Ricciardi II , Il mare che muove le cose di Lorenzo Marinelli , Napoli Milionaria di Luca Miniero.
È professore ordinario di Filosofia Politica nel Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Si è occupato principalmente di Karl R. Popper, di Leo Strauss, della Scuola Austriaca (Carl Menger, Eugen von Böhm-Bawerk, Ludwig von Mises, Friedrich A. von Hayek), di Bruno Leoni, di teoria delle istituzioni, di filosofia delle scienze sociali, delle dottrine del diritto naturale e di vari esponenti della tradizione liberale e libertaria.
Tra le sue pubblicazioni recenti: La Chiesa e i Liberalismi, 2012; Il tempo della politica e dei diritti, 2013; L’ombra della tirannide. Il male endemico della politica in Hayek e Strauss, 2014; La natura della politica, 2016; Individualismo e religione nella Scuola Austriaca, 2019. Ha curato le edizioni italiane di opere di Menger, di Böhm-Bawerk e di Leoni e ha fatto parte del Comitato che ha progettato il Dizionario del Liberalismo Italiano.
Roberta Castoldi (1971) è poetessa, traduttrice e musicista. Si occupa di progetti in ambito culturale e scolastico. La scomparsa è il suo primo libro di versi, pubblicato nel 1998 per LietoColle con una prefazione di Franco Loi. Nel 2007 è uscito Il bianco e la conversazione (Marietti) con una nota di Davide Rondoni e nel 2022 La formula dell’orizzonte nella collana cantus firmus di AnimaMundi curata da Franca Mancinelli e Rossana Abis. Sempre con AnimaMundi nel 2024 ha pubblicato L’aria che passa. Conversazioni con Franco Loi. Sue poesie sono apparse nelle antologie I poeti di vent‘anni, a cura di Mario Santagostini e Maurizio Cucchi (Stampa 2009, 2000), Melodie della terra. Novecento e natura, a cura di Plinio Perilli (Crocetti, 1998) e nelle riviste “Poesia”, “ClanDestino”, “Intersezioni” e “Panta Editoria”. Ha inoltre curato Il libro di Morgan (Einaudi, 2015).
Ha tradotto saggi dei filosofi francesi contemporanei Baldine Saint-Girons e Jean-Jacques Wunenburger, e il romanzo Dance me to the end of love di Maxence Fermine (AnimaMundi, 2023).
Come violoncellista ha lavorato con diversi artisti italiani e stranieri tra cui Afterhours, Bluvertigo, David Byrne, John Parish, Cesare Basile, Nouvelles Polyphonies Corses, Soledonna, Cristina Donà.
Roberto Bizzocchi, professore dell’Università di Pisa, si è occupato di vari temi di storia politico-culturale e sociale dell’età moderna. Ha pubblicato, tra l’altro, Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento (Bologna 1987), Genealogie incredibili. Scritti di storia nell’Europa moderna (Bologna 1995, traduzione francese Parigi 2010) e ha curato Il carattere degli Italianidi Simonde de Sismondi (Viella 2020). Per Laterza è autore di In famiglia. Storie di interessi e affetti nell’Italia moderna (2001), Guida allo studio della storia moderna (2002, traduzione rumena Bucarest 2007), Cicisbei. Morale privata e identità nazionale in Italia (2008, traduzione inglese Londra 2014 e francese Parigi 2016) e I cognomi degli Italiani. Una storia lunga 1000 anni (2014).
Roberto Ciccarelli, filosofo, blogger e giornalista, scrive per il manifesto. Ha pubblicato, tra l’altro, Il Quinto Stato (con Giuseppe Allegri), La furia dei cervelli (con Giuseppe Allegri, 2011), 2035. Fuga dal precariato (2011), e Immanenza. Filosofia, diritto e politica della vita dal XIX al XX secolo (2009). È tra i redattori del blog La furia dei cervelli. Il suo ultimo libro è Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale (Derive Approdi, 2018).
Nasce a Carbonia (Sulcis, Sardegna). Si laurea in comunicazione all’Università di Roma “La Sapienza”. Lavora come visual designer freelance e per varie agenzie di comunicazione. Nel 2012 Fonda Studio Macchinette: playground creativo che realizza oggetti e grafiche interattive. Disegna e illustra per fanzine, auto-produzioni, case editrici alternative, realizza manifesti per iniziative underground, sociali e musicali. Nel 2016, insieme a Zerocalcare, firma Ultima fermata una storia a fumetti che racconta l’omicidio di Renato Biagetti.
Nel 2022 scrive e disegna Fàula Birdi, graphic novel sulla ennesima scelta dall’alto ( questa volta verde) in Sardegna.
Si avvicina giovanissimo al Teatro delle Albe partecipando alla non-scuola, i laboratori che la compagnia conduce dal 1991 in tutti gli istituti superiori di Ravenna.
Nel 1998 viene scelto per interpretare uno dei dodici palotini nello spettacolo I Polacchi, testo e regia di Marco Martinelli, ispirato all’Ubu re di Alfred Jarry. Lo spettacolo raccoglie un successo internazionale da Stoccolma a Caen, da Teheran a Belgrado. I dodici palotini ricevono la nomination come “migliori attori under 30” per il Premio Ubu 1999. Dopo I Polacchi entra a far parte stabilmente del Teatro delle Albe e lavora in tutti gli spettacoli successivi della compagnia.
Nel 2000 partecipa a Tingeltangel, da Karl Valentin. Nel 2000 è inoltre in scena sia ne L’isola di Alcina che nel Baldus, dove interpreta il brigante Baldus, e per questa interpretazione vince il prestigioso Premio Lo Straniero 2001. Insieme agli altri giovani attori del Baldus riceve un’altra nomination come “migliori attori under 30” per il Premio Ubu 2001.
Nel 2002 è Puck nel Sogno di una notte di mezza estate, riscrittura shakespeariana delle Albe; nel 2003 interpreta la Lucciola-pianta-topo ne I Refrattari, “drammetto edificante” di Marco Martinelli.
Nel 2005 è in scena a fianco di Ermanna Montanari ne La mano, de profundis rock. Nel 2005 è in scena ne La canzone degli F.P. e degli I.M., “lettura pubblica” dal testo omonimo di Elsa Morante, con Alessandro Argnani, Luca Fagioli, e Alessandro Renda.
Nel 2006 interpreta il doppio ruolo del Maestro di scuola e del Barone di Mordax in LEBEN, spettacolo che insieme a Sterminio compone il “dittico sul male”, concepito come autoritratto di compagnia.
Nel 2007 è in scena nel ruolo di Bordure nello spettacolo Ubu buur, nuova “messa in vita” de I Polacchi con un coro di adolescenti di Diol Kadd, villaggio nel cuore del Senegal. Con Ermanna Montanari si occupa anche dei costumi dello spettacolo. Il lavoro, nato in Senegal, debutta in sede europea al Festival des Francophonies di Limoges (Francia) ed è ospitato in Italia negli importanti Festival internazionali Teatro Festival Italia a Napoli e VIE a Modena.
Nel 2009 debutta con ODISÉA “lettura selvatica” di Tonino Guerra, in cui per la prima volta si cimenta da solo in un lavoro-esercizio per affinare l’uso del dialetto romagnolo come lingua di scena.
Nel 2010 è in scena in entrambi gli spettacoli che la compagnia dedica a Molière: nella coproduzione italo-belga detto Molière, è insieme ad Alessandro Argnani l’unica presenza italiana all’interno di un cast composto da più di 30 fra attori e adolescenti belgi e francesi. Mentre ne L’Avaro veste i panni di Cleante, il figlio vanesio di Arpagone interpretato da Ermanna Montanari.
Nel 2012 partecipa alla creazione di PANTANI, scrittura originale di Marco Martinelli sul grande ciclista romagnolo, dove interpreta 5 personaggi tra cui il bandito Vallanzasca e Roberto Conti, fidato amico e gregario di Marco Pantani.
Nel 2014 è in scena in VITA AGLI ARRESTI DI AUNG SAN SUU KYI, spettacolo teatrale da cui è stato tratto anche un film sempre per la regia di Marco Martinelli e Ermanna Montanari a interpretare l’eroina birmana Nobel per la pace. Firma lo spettacolo e il film anche in veste di assistente ai costumi.
Nel 2015 debutta con E’ BAL, tratto da un poemetto in lingua romagnola di Nevio Spadoni. Lo spettacolo riprende il lavoro sul dialetto come lingua di scena intrapreso con il precedente ODISÉA. Per la prima volta l’intera ideazione e realizzazione dello spettacolo è avvenuta in piena autonomia avvalendosi della collaborazione musicale di Simone Marzocchi, poliedrico musicista e compositore col quale collabora da diversi anni all’interno del percorso non-scuola con l’università di Ravenna e che in questa opera lo affianca dal vivo sulla scena.
Nel 2017 è la volta di Va pensiero, altro lavoro corale della compagnia per il testo e la regia di Marco Martinelli.
Nel 2018 riprende il percorso iniziato con E’ BAL e mette in scena MACBETTO o la chimica della materia, trasmutazioni da Giovanni Testori dove firma ideazione, spazio e costumi e nella parte di Macbetto divide la scena con Consuelo Battiston della compagnia Menoventi e Eleonora Sedioli di Masque Teatro, realizzando una coproduzione artistica fra tre importanti compagnie romagnole.
Per il Cantiere Dante da vita alla figura di Renaud (frammento estratto da Venezia Salva di Simone Weil) per l’INFERNO del 2017, e a quella di Manfredi per la seconda cantica del PURGATORIO del 2019.
Nel 2001 ha partecipato come aiuto regista di Maurizio Lupinelli al Woyzeck coprodotto dall’Associazione Pleiadi e dal Teatro Comunale di La Spezia.
Dal 2002 è guida nei laboratori non-scuola.
Nel 2003 conduce con Mandiaye N’Diaye un laboratorio teatrale sul Pluto di Aristofane nel villaggio senegalese di Diol Kadd.
Nel 2007 è guida in ARREVUOTO, progetto triennale del Teatro Mercadante a cura di Roberta Carlotto, diretto da Marco Martinelli, che porta l’esperienza della non-scuola ravennate a Napoli e Scampia.
Nel 2008 conduce un laboratorio a Lido di Classe con 5 transgender brasiliani, portando in scena al Teatro Rasi un lavoro su Minnie la candida di Massimo Bontempelli.
Nello stesso anno è ospite del festival Settembre dei Poeti, prestigiosa rassegna di poesia che si svolge a Seneghe in provincia di Oristano, dove viene chiamato per leggere un’antologia delle poesie di Raffaello Baldini, introdotta da Franco Loi. Negli anni successivi continua a partecipare al festival portando l’esperienza della non-scuola. Dopo aver collaborato negli anni alla ideazione del festival, nel 2016 ne firma la direzione artistica.
Nel settembre 2010 è con Alessandro Renda guida di un laboratorio su Vladimir Majakovskij a Rio de Janeiro, frutto di una collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiana di Rio de Janeiro e la ONG Galpao Aplauso.
Nel 2011 è guida in Eresia della Felicità, creazione a cielo aperto per Vladimir Majakovskij. Evento straordinario in occasione di Santarcangelo 41, festival internazionale di teatro diretto quell’anno da Ermanna Montanari, in cui sono state riunite tutte le “tribù” della non-scuola seminate in giro per il mondo.
Nel 2012 è guida insieme a Laura Redaelli di Eresia della Felicità a Venezia, con la direzione artistica di Marco Martinelli. Questo progetto insieme a quello di Santarcangelo riceve il Premio Speciale Ubu 2012.
Nell’estate del 2015 è ancora nella squadra delle guide che da vita alla seconda edizione di Eresia della Felicità svoltasi a Milano all’interno delle manifestazioni per l’EXPO, in collaborazione con l’associazione OLINDA che opera all’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini.
Dal 2008 è responsabile dell’archivio costumi del Teatro delle Albe.
Roberto Magnani ha pubblicato su riviste come Lo straniero e Gli Asini (diretta da Goffredo Fofi) e Venezia Musica e dintorni (diretta da Leonardo Mello per Fondazione Venezia), e sul libro Il Teatro salvato dai ragazzini. Esperienze di crescita attraverso l’arte (a cura di Debora Pietrobono e Rodolfo Sacchettini, edizioni dell’Asino).
Al di fuori del lavoro con le Albe ha collaborato diverse volte con la compagnia ravennate Fanny e Alexander, prima in diverse performances al Coccoricò di Riccione e nel 2019 e 2020 partecipando all maratona Infinite Jest nel ruolo di Hal Incandenza, protagonista del romanzo di David Foster Wallace. Ha inoltre partecipato alla produzione radiofonica Verdesche, diretto da Alessandro di Robilant, per la rassegna Al presente, a cura di Anna Antonelli, trasmessa su Radio Rai 3. Nel 2005 partecipa al il programma Storyville di Radio Rai 3, nell’episodio dedicato ad Eminem.
Nel campo cinematografico è protagonista del film La destinazione, regia di Piero Sanna nel 2000.
Rossana Abis è nata a Cagliari nel 1969. Ha pubblicato due libri di poesie. Suoi testi sono comparsi in lit-blog e riviste tra cui «L’incantiere», «La grotta della vipera», «Poesia» e «Smerilliana». Ha fondato l’associazione culturale «Is Bisus» con la quale organizza eventi legati al turismo culturale. Collabora alla progettazione socio-culturale della cooperativa «Golfo degli Angeli» di Cagliari.
Sangue Mostro è un gruppo musicale, nato tra il 2006 ed il 2007 dalla riunione dei musicisti: Ekspo, Ale Zin, 2phast, O’kiatt e Speaker Cenzou. Questo progetto è un’evoluzione delle vecchie jam session che si tenevano nei primi anni novanta attorno a un bidone dell’immondizia a Piazza San Domenico Maggiore nel Centro storico di Napoli e delle epiche jam di Skillz Detector ad Officina 99.
Sangue Mostro pubblica nel 2008 l’album L’urdimu tip, primo album in studio, che fornisce una dimensione più espressiva e comunicativa alla band. Tra il 2010 ed il 2011 la formazione è soggetta a ridimensionarsi, così prima O’kiatt viene allontanato dai Sangue Mostro, poi Dj 2phast si trasferisce a Berlino; ma la band acquisisce DJ Uncino. Nel 2012 pubblicano la traccia Stamm venenn che pur non appartenendo a nessun album dei Sangue Mostro, diventa prestissimo un cult della scena partenopea ed è reperibile nella raccolta “Sodo tape 2012”, esordio di Speaker Cenzou da produttore.
Nel 2013 i Sangue Mostro trascorrono un lungo periodo in studio di registrazione lavorando al nuovo album Cuo-Rap, uscito nel gennaio 2014. Nell’album sono presenti collaborazioni con Clementino, AG (D.I.T.C), Elaquent, ‘O Zulù, Ntò, Dj Gruff, PapaJ, Kayaman, Jovine, Napoli Rap Art, Wena e il pianista Francesco Villani. Easy Come Easy Go cita Pino Daniele («’o dicette pure ‘o Pinotto/ ma che te ne fotte»), in Napoli pt. 3 ci sono richiami a Napule è di Daniele e da Napolì dei 99 Posse. Nel brano Magliari è presente un omaggio al cantante napoletano Mario Trevi, con richiamo al suo brano del 1962 ‘O magliaro.
Il nome
Nel logo dei Sangue Mostro è raffigurata la teca che contiene l’ampolla del sangue di san Gennaro. Questo è l’emblema del miracolo della liquefazione del sangue del Santo, versato nel martirio e raccolto nella piccola ampolla che ciclicamente regala magia e speranza ai devoti. Un miracolo della fede, o semplicemente un sogno per chi ha voglia di crederci. Per i Sangue Mostro, questa ampolla simboleggia la passione e il sacrificio, la necessità di credere nel miracolo, attraverso la propria esperienza ed al tempo stesso rappresenta un segno di visibile mutamento. Un cambiamento. Un’evoluzione ripresa dall’Hip Hop napoletano, che in questa nuova formazione, ha sempre avuto due parole per definire la propria visione: “sangue”, come connotazione di carnalità e spesso brutalità narrativa, definita come Pulp Hop; e “mostruoso”, come è il ritmo della metropoli partenopea, composto da suono antico, cresciuto nel disagio, ma non per questo privo di positività ed energia che investe chi vi assiste.
I membri del gruppo
Speaker Cenzou (voce, basi): Già da bambino sente gli influssi della vita di strada, tipica del centro storico di Napoli, del nascente movimento delle posse napoletane di fine anni ’80, l’esperienza nella prima formazione del gruppo La Famiglia e le jam session, che si tenevano nei primi anni ‘90 attorno ai bidoni dell’immondizia di Piazza San Domenico Maggiore nel centro storico di Napoli. Il 1993 è l’anno del suo esordio discografico, prendendo parte al brano Rigurgito Antifascista, traccia dell’album dei 99 Posse Curre curre guaglio. Nel 1996 esce il suo primo album Il bambino cattivo. Dopo numerose collaborazione e tour coi 99 Posse, nel 1999 esce il secondo album: Malastrada. In seguito ad una pausa di riflessione, ritorna, pubblicando il brano La prima regola nella raccolta “Napolizm”, e dà avvio, insieme a musicisti Ekspo, Ale Zin, 2phast e O’kiatt, al progetto Sangue Mostro.
Ekspo (voce): Nel 1990 insieme al suo amico E-Luv a.k.a. Buno, fonda la GPS crew, nata da esperimenti lirici e beat box nei bagni di scuola ed è lì che inizia il suo viaggio nel “boom bap”, da DJ, MC e writer. Nei primi anni novanta la GPS cambia formazione di volta in volta, il primo concerto risale al 1993 in un club di Napoli, nel quale sperimenta i primi rap, cantando esclusivamente sul beat box e la batteria di E-LUV. Verso la metà degli anni novanta inizia la golden age dell’hip hop napulegno, i primi lavori “discografici” si presentano sotto forma di Demo e Mixtape. Dalla grande coesione di quel periodo nasce la leggendaria “paranza del bidone” : session di freestyle fino a notte fonda al Centro storico di Napoli, prima a piazza Bellini e poi a piazza S. Domenico Maggiore. Fu in questo periodo di fervore e interscambio di stili che nacquero i 13 Bastardi, la crew che avrebbe influenzato pesantemente l’intero panorama rap napoletano con due lavori: Troppo, l’EP del 1998 e l’album Persi Nella Giungla del 2003.
Ale Zin (voce): Inizia il suo viaggio nella cultura hip hop nell’anno 1994 come bomber e mc, dopo qualche anno conosce Tony Joz ed insieme a lui e ad un altro bomber che si faceva chiamare Onda, nel 1996 fonda la JZO crew, ma il 1996 è anche l’anno di consacrazione di una delle crew più massicce di Napoli ovvero la 13 Bastardi nella quale Ale Zin entra a far parte. Partecipa ai vari contest di freestyle quali il rinomato “Skillz Detector” vincendone un’edizione. Nel 1998 esce TROPPO, l’ep dei 13B e Ale Zin pur non avendo partecipato alle incisioni, inizia a girare in tour con la crew. Nel 1999 incide Bistempora sulla Compilation Missione Impossibile. Nel 2003 insieme ai 13B fa uscire l’album Persi Nella Giungla. Nel 2005 insieme ad Ekspo e dj 2phast inizia il suo lavoro al Progetto RT che nel 2006 si fonde con la s3md di Speaker Cenzou e òkiatt formando i Sangue Mostro.
Nel 2017 lavora e produce il suo primo album solista “PANAMA 11″con l’etichetta full heads.
DJ Uncino (disc jockey): Dal 1995 promotore di eventi e supporter di una gran fetta di artisti della scena Hip Hop campana. Le sue selezioni sono state di apertura ad artisti come James Senese – Shaabam Shadeeq – Blaq Poet – Wildchild – The Herbaliser – Pharoahe Monch – Antipop Consortium – Des Efx – Ag of d.i.t.c – Afrika Bambaataa – Evidence from dilated peoples – Fatman Scoop e per ultimo official dj del tour italiano degli Onyx.” ed eventi del calibro ” joca bonito – nike freestyle tour – octoplus – bc one redbull – adunata sediziosa – 2the beat – tecniche perfette – converse block party” partecipando live ad eventi del calibro “premio renato carosone 2005 – audizioni piedigrotta 2007”. la sua versatilità da selecta lo premia nell’anno 2010 come “miglior dance floor di napoli”. Impegnato come dj con tantissimi artisti del panorama hip hop nazionale, reduce dal tour I.E.N.A. nel 2012 di Clementino & Toxico Tour 2013. Oggi è il Dj ufficiale di Luchè.
Sergio Cicalò (Cagliari, 1970) ha insegnato lettere nei licei e ora insegna nel carcere di Cagliari-Uta.
È stato tra i fondatori della rivista «Erbafoglio» ed è attualmente redattore della rivista «Avamposto».
Negli ultimi anni ha pubblicato poesie in sardo e in italiano, traduzioni e testi critici nelle riviste «Smerilliana», «Gradiva. International Journal of Italian Poetry», «Avamposto» «Altraparola» e nel quotidiano «la Repubblica» (rubrica “La bottega della poesia”, edizione di Bari).
Sono usciti di recente il libro di poesie in sardo campidanese-cagliaritano Passiònis, Edizioni Cofine, Roma, 2022, vincitore del Premio nazionale di poesia in dialetto e lingue minoritarie Città di Ischitella – Pietro Giannone, e il libro di poesie in italiano Gli occhi chiusi e lo specchio, Edizioni Marco Saya, Milano, 2023.
Silvia Loddo (Oristano, 1977)
Ha studiato alla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna-Ravenna e presso il dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università Sorbonne-Paris IV; dopo la laurea ha frequentato la Scuola triennale di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università di Siena, diplomandosi in Storia della Fotografia con Giovanna Ginex e Enrico Crispolti.
Si occupa di arti visive, fotografia sia storica che contemporanea e di archivi. Ha coordinato il progetto di riordino della fototeca dell’ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) per la Fondazione La Biennale di Venezia. Per anni ha seguito attivamente le ricerche e l’attività didattica di Guido Guidi presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e l’ISIA di Urbino.
Dal 2014 al 2018 è stata membro del consiglio direttivo della SISF (Società Italiana per lo Studio della Fotografia).
Con Cesare Fabbri ha creato nel 2009 osservatorio fotografico, un laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia e l’editoria.
Simone Cireddu è nato a Oristano il 9 marzo del 1974. Storico dell’immagine in movimento e videomaker, si occupa in particolare di sperimentazione audiovisiva, documentari di creazione, found footage e poesia visiva.
Simone Filippi, Reggiano, classe 1972, impara a suonare la chitarra negli anni ’80 in Burkina Faso dove suona per qualche mese nel gruppo della Gendarmeria Nazionale.
Rientra in Italia nel 1990 e inizia la sua esperienza di chitarrista con il gruppo Ustmamò. L’esperienza durerà dodici anni e porterà a 6 album pubblicati dalla EMI – Virgin Italy.
Durante questi anni approfondisce la conoscenza delle tecniche di registrazione, editing e missaggio, collaborando nella produzione dei dischi degli Ustmamò con professionisti di fama internazionale come Roberto Vernetti, Danton Supple (Passengers, Brian Eno, U2, Cold Play ecc.) in studi in tutta Europa (come gli Abbey Road Studios a Londra).
Nel 1998, assieme a Luca Rossi (bassista degli Ustmamò), fonda la “Ust Recording Station” studio di registrazione professionale a Villa Minozzo sull’appennino di Reggio Emilia nel quale ha partecipato alla registrazione come fonico nonché al missaggio di svariati albums (“Codex” di Giovanni Lindo Ferretti, tutti gli albums solisti di Massimo Zamboni, “Tutto Bene” degli Ustmamò, “Luna in Piena” di Nada Malanima ecc…) e colonne sonore per lungometraggi in particolare per la Fandango di Procacci.
Dal 2001 collabora, sempre con Luca Rossi e Ageo Valdesalici, al progetto Fennec come cantante, chitarrista e batterista. I Fennec hanno all’attivo un’album uscito nel 2003 per EMI Italia.
Nel 2005 inizia una nuova esperienza come batterista partecipando al tour nazionale “L’Apertura” di Nada e Massimo Zamboni fino ad approdare agli Halftones nel 2006 con i quali suona la batteria. Nel 2007 è batterista di Nada nel tour estivo. Dal 2008 è batterisata nei vari tour di Massimo Zamboni e CSI oltre ad insegnare percussioni nella Scuola di musica “Luigi Valcavi” di Carpineti (RE).
Nel 2015 ricompone gli Ustmamò con Luca Rossi pubblicando l’album “Duty Free Rockets” pubblicato da Primigenia.
Nel 2016, sempre con la distribuzione di Primigenia, produce il primo disco “Alzabandiera” del gruppo Punk Melodico TRACKS FIVE uscito nel giugno del 2016.
Simonetta Milia è nata e cresciuta a Seneghe e così le sue due figlie…
Anche se gli anni vissuti a Cagliari (da studentessa e poi ricercatrice)
le hanno lasciato una profonda nostalgia, il suo paese è l’unico posto in cui si sente veramente a casa.
Ha sempre ascoltato il sardo, ma ha incominciato a parlarlo solo da adulta, riscoprendo la sua lingua madre attraverso la poesia.
Da diversi anni collabora all’organizzazione del Cabudanne de sos poetas, come socia di Perda Sonadora, traendone un immenso beneficio, sia a livello umano, che a livello artistico.
Simonetta Ortu CODA (acronimo di “Child of deaf adults”, figlia di genitori sordi). Diplomata Interprete di Lingua dei segni italiana presso l’ENS di Biella nel 2013. Collaboratrice, Segretaria e Interprete LIS presso varie sedi provinciali e Regionali ENS d’Italia dal 2012 ad oggi. Interprete LIS in amministrazioni pubbliche e istituzioni, in ambito forense, sanitario e sociale. Iscritta all’Associazione Interpreti, Traduttori e Mediatori LIS dal 2022 T’AMILIS. Tutor e Referente Regionale Sardegna T’AMILIS. https://www.tamilis.it/user/simonettaortu/ Progettista e Interprete LIS per Ente Nazionale sordi Sardegna.
STUDIOLANDA è un duo multidisciplinare composto da Vittoria Soddu e Giorgia Cadeddu. Con formazioni nel campo del design e delle arti visive, portano avanti l’obbiettivo di immaginare forme narrative inclusive e collettive, mettendo al centro dei propri progetti pratiche di riutilizzo di materiali con particolare sensibilità verso la ricerca in archivi audiovisivi, grafici e testuali.
Il loro primo audio documentario “Iolanda mi nant de nómini” realizzato grazie allo YASS! mentorship program di Radio Papesse, è stato presentato in diversi festival tra cui l’International Feature Conference (Cardiff), Prix Europa (Potsdam) e Phonurgia Nova Awards (Parigi) e trasmesso su Rai Radio 3 nel programma Zazà Meridione-cultura-società.
Nel 2023 hanno lavorato a tre nuove produzioni, il documentario “Astringhìe” sulla storia cinquantennale del Gruppo Folk Santu Predu di Nuoro, l’installazione audiovisiva “Universo Scassellati” per il festival Artijanus-Artijanas ad Alghero e sono state le vincitrici del bando di residenza artistica “Giudicesse 2030” coordinato da Csc Carbonia-Iglesias Società Umanitaria.
Su Cuntrattu Seneghesu è stato fondato da Boricheddu Trogu, luminare del canto “a cuntrattu”, conosciuto in tutta la Sardegna dagli amanti del canto a tenore e non solo. Boricheddum che si esibì da giovane età sino a pochi anni prima della sua scomparsa, fu in grado di far conoscere e apprezzare in tutta Europa il patrimonio canoro di Seneghe.
Il coro, oltre che nelle più significative sagre e feste paesane della Sardegna e dell’Italia peninsulare, si è esibito in Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Russia e Croazia. Gli attuali componenti del coro sono: Giorgio Mancosu, che da circa un decennio ha preso testimone lasciato dalla melodiosa e unica voce di
Boricheddu Trogu, boghe (voce solista);
Enzo Lotta, bassu (basso);
Guido Lotta, mesa ‘oghe e contra (tenore 1° e baritono);
Neil Lotta, mesa ‘oghe (tenore 1°).
L’origine del canto corale di Seneghe, paese che si adagia sulle pendici del Montiferru, così come quello del canto a tenore barbaricino, si perde nella notte dei tempi. Il coro, che a Seneghe viene chiamato “Su Cuntrattu”, conserva musicalmente, ancora oggi, la struttura e l’impostazione arcaica caratterizzata dal basso di gola (laringiale) e dalle altre tre voci tradizionali: boghe, mesa ‘oghe e contra. Il più famoso dei
suoi pezzi è Su Ballu ‘e Cantidu.
S’Ottava Trista, come indica il nome stesso, è invece un canto malinconico, che affronta temi quali un amore tradito o la morte. In particolare, viene intonato per commemorare la morte di Gesù Cristo sulla croce.
Nel 2004, Su Cuntrattu Seneghesu ha ricevuto il premio “Città di Sassari” dalla Giunta del XLVI Premio Ozieri, presieduta dal Professor Nicola Tanda, riconoscimento istituito per onorare un gruppo che valorizza e tramanda, con rigore e modernità, la tradizione etnomusicale dellan Sardegna.
Il Teatro delle Albe nacque nel 1983 dall’incontro di Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni.
Nel 1988 il gruppo acquisisce al suo interno alcuni griot senegalesi: Mandiaye N’Diaye, Mor Awa Niang e El Hadji Niang, arricchendo gli spettacoli con le tradizioni culturali e performative africane.
Tra gli spettacoli di questo periodo: Ruh. Romagna più Africa uguale (1988), All’inferno! (1996), I Polacchi (1998) Sogno di una notte di mezza estate (2002), Salmagundi (2004), La mano (2005), Sterminio (2006), Stranieri (2008). Nel 2008 la compagnia vince il Premio Hystrio-Altre Muse.
La compagnia affronta anche testi antichi o di tradizione classica, operandone la riscrittura, come I ventidue infortuni di Mor Arlecchino, (1993), da un canovaccio di Goldoni; Baldus (2000), dall’omonimo poema di Teofilo Folengo; il Sogno di una notte di mezza estate (2002), da William Shakespeare.
Nel 1991 le Albe danno vita, col sostegno del Comune di Ravenna, a Ravenna Teatro, Teatro Stabile di Innovazione, di cui Marcella Nonni è direttrice organizzativa, Luigi Dadina presidente e Martinelli direttore artistico. La programmazione si svolge nei due teatri cittadini, il teatro Rasi e il teatro Alighieri.
La Terra de Punt è una terra mitica, abitata, secondo la leggenda, dai discendenti di Noè, il luogo da cui re Salomone fece giungere a Gerusalemme le ricchezze che avrebbero adornato il suo tempio; un luogo misterioso di cui, ancora oggi, non si conosce l’origine e l’esatta ubicazione. Punt potrebbe essere nel Corno d’Africa, in Egitto e per qualcuno addirittura in Perù, sulle rive del lago Titicaca, ma a noi non importa, ci piace pensare a una terra da cui provengano ricchezze, o forse solo sogni, che potrebbe essere ovunque, anche qui dove siamo noi, e dove abbiamo deciso di lavorare.
Sito wwb: www.terradepunt.it
Il Trio Mandili è un gruppo di musica popolare che proviene dallo stato transcaucasico della Georgia e che riprende la tradizione dei canti polifonici dello Khevsureti, una regione degli altipiani del nord-est della Georgia. Il trio si esibisce intrecciando le linee melodiche e armonizzate delle voci ammalianti delle tre cantanti, con l’accompagnamento ritmico del panduri, strumento a tre corde tipico delle regioni dell’est della Georgia, utilizzato tradizionalmente per accompagnare canti d’amore, canti eroici e danze.
Il Trio Mandili è divenuto celebre nel 2014 grazie all’interpretazione di Apareka, una sorta di ballata folk che racconta l’incontro tra un ragazzo e una ragazza e il loro amore platonico. Grazie al successo di questa interpretazione, il trio – oggi composto da Irina Midelauri, Tako Tsiklauri e Mariam Kurasbediani – ha raggiunto la notorietà e ha realizzato tournée e concerti in tutta Europa, incidendo il proprio repertorio in tre dischi pubblicati tra il 2015 e il 2021.
Il nome del trio deriva dal mandili, il tradizionale copricapo femminile georgiano a forma di sciarpa, che le donne gettavano a terra quando volevano riconciliare gli uomini in conflitto.
Le origini della tradizione di canto polifonico georgiano, alla quale il repertorio del Trio Mandili appartiene, sono antichissime: si hanno addirittura fonti assire che a partire dal VIII secolo testimoniano dell’uso di canti di lavoro, di guerra e danza in Georgia, tanto che l’UNESCO ha riconosciuto questa tradizione musicale come patrimonio immateriale dell’umanità sin dal 2001.
Il fascino di questa formazione consiste – oltre che nella bellezza del repertorio che propone, costituito di musica tradizionale georgiana di derivazione polifonica – nel contatto, per molti versi inusuale, tra le voci freschissime delle tre giovani cantanti con un repertorio antico. Per questo c’è chi ha scritto che ascoltare il Trio Mandili è come ascoltare le voci di tre ruscelli che scendono rapidi dalle montagne del Caucaso.
sito web: https://triomandili.com/
Valentina Di Rosa è ordinaria di letteratura tedesca contemporanea e traduzione letteraria presso l’Università Orientale di Napoli, ed in veste di studiosa si è tra l’altro contraddistinta per i suoi preziosissimi contributi alla conoscenza della Exilliteratur. È membro effettivo della Deutsche Akademie fur Sprache und Dichtung dal giugn 2024.
Vincenzo Santoro, laureato in Informatica e Comunicazione per l ́impresa e il no profit, dal 2004 lavora presso l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, dove attualmente è responsabile del Dipartimento Cultura e Turismo. In rappresentanza dei Comuni italiani, è anche membro del Comitato nazionale per la tutela delle minoranze linguistiche storiche (L. 482/99) e della Commissione per il Sistema Museale Nazionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.